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Scompare a 95 anni Lavinia Castellani Albanese, una vita per l’arte, la musica, la cultura

Instancabile animatrice e organizzatrice di eventi, Lia aveva dato vita a iniziative memorabili

Scompare a 95 anni Lavinia Castellani Albanese, una vita per l’arte, la musica, la cultura. Con lei finirà, probabilmente, “La Postierla”, associazione culturale da lei fondata e finanziata, e per la quale aveva inutilmente cercato un delfino.

Lavinia – Lia per gli amici – aveva iniziato, fin da giovane, un’assidua frequentazione del mondo artistico: fra i suoi amici, i nomi più noti del milieu locale e nazionale. Era docente di lingua inglese, esperta e appassionata di musica, arte, letteratura. Si era battuta per le rivendicazioni dei diritti della donna, ben prima del Sessantotto.

Instancabile animatrice e organizzatrice di eventi, Lia aveva dato vita a iniziative memorabili. Ricordo, fra le recenti, la trilogia del ritratto (donna, uomo, bambino) presentata all’Artemisia di Giuseppe Fioroni e impreziosita da cataloghi straordinari.

Un’altra pubblicazione a più mani era stata dedicata al grande incisore di Monteripido Padre Diego Donati, cui volle star vicino fino agli anni della malattia e il cui busto bronzeo, oggi in Accademia, volle affidare all’amico Ennio Boccacci.

Le sue iniziative benefiche si appoggiavano sempre all’arte, come quella mostra sorprendente alla Misericordia (dedicata agli animali) in cui comprai un pezzo di Enzo Barbacci, pittore e poetico cantore degli emarginati, dei tetti e dei piccioni di Perugia.

Il denaro, per Lavinia, era un dipiù. Lo spendeva tutto per le sue iniziative culturali. Penso solo alle 22 edizioni del Premio Luigi Castellani, rivolto a giovani musicisti del nostro conservatorio Morlacchi. Lo realizzava su segnalazione dei Maestri Stefano Ragni e Paolo Franceschini, con premiazione alla Stranieri (la foto in pagina si riferisce all’ultima edizione del Luglio 2019). Quei giovani oggi suonano (penso ai Menna) coi Berliner e coi più grandi complessi internazionali.

Poi il ciclo annuale di incontri, sempre di livello, su temi di ampio interesse. Fu Lavinia a riscoprire la figura di Francesco d’Assisi cui dedicò numerose iniziative, supportata dai fidi Giovanni Zavarella e Pasquale Tuscano. E poi le iniziative per le scuole, i ricordi dei poeti perugini Claudio Spinelli e Sandro Penna.

Per non parlare della Messa dell’Artista, da lei letteralmente inventata, tenuta nella chiesa parrocchiale di San Barnaba, ai tempi di monsignor Nello Palloni, pittore di ascendenze dottoriane, uomo di fede e di cultura. Il vescovo Chiaretti ne era un persuaso sostenitore. E quando leggevamo la preghiera dell’artista (una volta toccò anche a me) tanti amici si asciugavano le lacrime perché, anno dopo anno, c’era sempre da ricordarne qualcuno che mancava alla conta.

Specie quella volta in cui a mancare fu il caro Franco Scandolini, gloria del teatro locale e nazionale (con Mara Minniti e altri attori di rango). Mentre ne celebravamo il ricordo, cara Lia, eri più commossa di sempre. E sapevo perché. Si diceva – ed era vero, per conferma tua e dell’amico Franco – che il vostro amore, per ragioni che non conosco, non vi portò all’altare. Ma fu un peccato. Una volta mi hai detto, col poeta crepuscolare Sergio Corazzini, che, forse, erano più belle “le rose che non colsi”.

Questo, e tanto altro, mi torna in mente mentre sfoglio un bel libro, il terzo, “Gli incontri della Postierla. 2002-2017”, un volume di 450 pagine, in cui si dà conto delle iniziative di un quindicennio. Segue il primo che rendicontava gli anni 1992-2002 e il secondo 2002-2014.

Oltre alle conferenze, di sicuro interesse, tenute dai più bei nomi della cultura, vedo, alle pagine 219-227, il ricordo dell’attribuzione del Baiocco d’oro alla Cultura che il Comune di Perugia intese conferirti, nella persona dell’Assessore alla Cultura Andrea Cernicchi.

Le consegnammo il baiocco (22 giugno 2010) e, mentre leggevo le motivazioni che avevo aiutato a scrivere, non potei non commuovermi.

Quando la fotografavo, in questa come in altre occasioni, Lia mi diceva: “Fammela da lontano: sono tutta rughe”. Era invece bellissima, aveva il dono della luce interiore che le rifulgeva negli occhi. E lo sapeva. 

Lavinia aiutava chiunque ne avesse bisogno. Attenta ai problemi di tutti con grande sensibilità. Ricordo che volle farmi socio onorario. Quando le chiesi perché, mi rispose: “Spendi il denaro della tessera per comprare un libro alle tue bambine!”.

Ora la Lia è volata i cielo fra i suoi artisti. La penserò spesso. Specialmente quando, nelle sere d’inverno, io e Rita ci copriamo le gambe con le due coperte celesti delle quali volle farci dono. Ci aiuteranno, certamente, a riscaldarci il cuore. Carissima, preziosa, indimenticabile Lia.

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