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Lucia Bosè a Perugia, insieme a Giuman, presenta le sue creazioni d'arte all'atelier Buonumori di corso Vannucci

La signora Bosè è a Perugia, non per la prima volta, ospite dell’amico Nando Placidi che funge da Virgilio al nostro incontro fra i tavolini di corso Vannucci

Visconti, De Santis, Antonioni, Bolognini, Fellini… e scusate se è poco. Oltre a questi grandi registi, Lucia Bosè ha lungamente frequentato il milieu artistico internazionale e qualcosa deve aver pur imparato da Pablito Picasso. Cinema e televisione a parte, la passione e la pratica dell’arte l’hanno portata a realizzare opere di singolare caratura: piatti, specchi, oggetti che incrociano creatività e fotografia su diversi supporti, ingegno e decoupage.

La signora Bosè è a Perugia, non per la prima volta, ospite dell’amico Nando Placidi che funge da Virgilio al nostro incontro fra i tavolini di corso Vannucci. È con l’Inviato Cittadino lo storico del cinema e critico Fabio Melelli che, amabilmente, “racconta” all’attrice la “sua” vita. È, infatti, da sapere che Fabio è un’autentica enciclopedia vivente e non gli sfuggono i mini i dettagli. Tranne, forse, che il quel certo film Lucia Bosè indossò un costume disegnato da Piero Tosi, Oscar alla carriera come costumista di vaglia. Ma Fabio non ha colpe, perché mancava l’indicazione nei titoli di coda e quell’abito di scena fu un amichevole dono.

Passiamo poi – da parte della signora Bosè – al racconto delle ultime avventure cinematografiche. Strappa il riso quando racconta di cinque settimane di girato, in Cile, all’altezza di 4000 metri, con la gente che sveniva da tutte le parti per la carenza di ossigeno dovuta all’aria rarefatta.

Quindi un aneddoto di quando il regista chiamò a fare da comparse una squadra di peripatetiche, in stanza in quella parte isolata del mondo, per sopperire alle esigenze di ingegneri e minatori impegnati in loco. Poi qualche spigolatura di carattere personale, esposta con garbo e grande senso dell’ironia, fra una sigaretta e l’altra. Uno scatto col collega Giuman e una risposta cordiale a chi la riconosce (anche grazie a quell’inconfondibile chioma blu). Un incontro gradevole che verrà rinfrescato tra poco, alle 18, all’inaugurazione dell’atelier Buonumori di corso Vannucci.

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