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Quando Perugia anticipò il Sessantotto col Living Theatre al Morlacchi e fu subito… scandalo

Ne parliamo con Mauro Tippolotti, ex sindacalista, ex presidente dell’Assemblea regionale. Parliamo del nostro incontro col Living Theatre, gruppo di rottura che fece registrare la sua presenza a Perugia nel 1967

Quando Perugia anticipò il Sessantotto. Ne parliamo con Mauro Tippolotti, ex sindacalista, ex presidente dell’Assemblea regionale, oggi scrittore, poeta e affermato pittore. Parliamo del nostro incontro col Living Theatre, gruppo di rottura che fece registrare la sua presenza nella Vetusta nel 1967.

Ci propiziò quell’incontro Pio Baldelli (allora docente di lettere a Perugia), grande esperto di cinema e audiovisivi, intellettuale che conobbe Capitini e frequentò i vertici dell’Intellighenzia nazionale. Baldelli era impegnato a sinistra e fu anche direttore responsabile del travagliato giornale “Lotta continua”. Apertissimo alle novità, volle farci conoscere gli attori di quel gruppo che rivoluzionò il  teatro.

Davano al Morlacchi l’Antigone di Sofocle nella rilettura di Brecht e fu subito… scandalo. Non solo per le novità del nudo in scena, ma anche perché Julian Beck orinò sul pubblico delle prime file. Si trattò di un gesto, a suo modo, rivoluzionario, che scompaginò gli assetti performativi. Tanto che Eugenio Barba,  Carmelo Bene e altri innovatori ne colsero il significato rivoluzionario.

Il Living veniva da Berkeley, dove la contestazione studentesca era partita prima che in Europa. Erano attori animati da ideali antimilitaristi, propagandavano la nonviolenza assumendo atteggiamenti provocatori. Baldelli, tombeur de femmes, viaggiatore instancabile (era stato in Cina e nella Cuba di Castro), saggista, giornalista e scrittore, era in rapporti con Julian Beck e Judith Malina, i coniugi referenti di quel gruppo.

Beck era poeta e pittore astratto, oltre che performer. Un profeta: sguardo eternamente spiritato, capelli lunghissimi su un capo pelato, indumenti laceri, aspetto trasandato. Altrettanto la sua compagna, che a Perugia avremmo definito “bindla”. “Ricordo – dice Tippolotti – che Baldelli ci faceva entrare gratis agli spettacoli”. “Era il teatro della crudeltà di Artaud, in cui si aggrediva lo spettatore per muoverne la sensibilità.

“Una volta – prosegue – andammo a far visita a quelli del Living a Colle Umberto, dove vivevano alla selvaggia: sacchi a pelo, promiscuità sessuale, uso e abuso di ‘fumo’, studio  della gestualità, performance. Insomma: un modello di vita alternativo, da avanguardie artistiche. Lo chiamavano “teatro nel teatro”. Intendevano rivoluzionare la comunicazione, deteatralizzare il teatro. E lo fecero anche al Morlacchi. Credevano nell’equazione arte-vita”. Il Living collaborò anche col Cut (ci ricorda Roberto Ruggieri). L’indimenticato amico Sergio Ragni avrebbe potuto raccontarci di più. Concordo con Mauro Tippolotti nel ricordare che quel contatto, per noi ragazzi, fu di certo un’esperienza da raccontare. E ancora… non era esploso il Sessantotto

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