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RIPIANI. Mezzo secolo di storia e di politica, tra ironia e sarcasmo, nel libro di Giorgio Corrado "I Cavalieri sul dondolo"

Un libro che, ancor prima della presentazione, dice con orgoglio l’editore Gianluca Galli, ha vinto un secondo premio nazionale

RIPIANI. Mezzo secolo di storia e politica, tra ironia e sarcasmo, nel libro di Giorgio Corrado “I Cavalieri sul dondolo” (Morlacchi editore).

Nella cornice di San Matteo degli Armeni, affidata alle cure del bibliotecario tecnologo Gabriele De Veris, fra letture e commenti salaci, si dipana l’analisi di un volumetto che incrocia goliardia e saggistica, nella forma chiusa di ritmate terzine a rima baciata.

Un abbrivio dantesco, un convivio boccaccesco, all’insegna di un recupero del poemetto satirico di taglio colto e insieme popolare. Il tutto impreziosito da spiritose grafiche dell’autore, che scopriamo come matita biforcuta, intinta nel curaro.

Un libro che, ancor prima della presentazione – questo dice con orgoglio l’editore Gianluca Galli – ha vinto un secondo premio nazionale.

“Un volumetto – sottolinea l’assessore alla Cultura del Comune di Perugia Leonardo Varasano – figlio del covid e suscettibile di due piani di lettura. Uno giocoso, l’altro di carattere storico. Con riferimenti al Che e a Jan Palach, alla generazione del Sessantotto e ai suoi fallimenti”.

Inevitabile la citazione – per coincidenza di data, il 19 luglio – dell’omicidio del giudice Borsellino.

Coerente il richiamo della figura del Cavaliere il cui anagramma (nuovo di zecca e inventato dall’infaticabile Giorgio) suona, profeticamente, “l’unico boss virile”. Con allusione al fatto che è rimasto vittima delle sue predilezioni sessuali. Vittima, si fa per dire. Intendiamoci! Diciamo che ci è ‘scivolato’.

E poi le attinenze all’attualità – da parte del relatore Urbano Barelli – che cita la magistratura, il tintinnar di manette, Di Pietro e Palamara e anche il libro di Sallusti-Palamara in materia di inghippi e nomine pilotate o, se si vuole, telecomandate. Tutto all’insegna di quell’irresponsabilità italiota che si squaderna nelle scelte della politica, quando fa combutta con certa magistratura.

Brillanti le letture dell’attore del Dónca Leandro Corbucci. Per finire con un auspicato “gaudeamus”. Perché, più che ridere, con questo libro si può sorridere. Anche quando, forse, ci sarebbe da piangere!


 

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