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Giovedì, 25 Aprile 2024
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Un anno di guerra, il conflitto tra Russia e Ucraina raccontato da Giovanni Gambini e Giovanni Landi

I due giornalisti, usciti dalla Scuola di giornalismo radiotelevisivo di Ponte Felcino, aprono la collana "Guerre"

Allo scoccare della data anniversario dello scoppio della guerra tra Russia e Ucraina arriva in edicola e in libreria “La guerra in Ucraina” di Giovanni Gambini e Giovanni Landi, due giovani giornalisti formatisi alla Scuola Rai di Ponte Felcino.

Guerra di aggressione od operazione militare speciale?

“Si tratta oggettivamente di una guerra di aggressione. Il termine ‘operazione militare speciale’ non ha una consistenza chiara, è un conio ad uso e consumo della narrazione del Cremlino. Il significato meno dirompente di questo termine, peraltro, viene contraddetto di continuo proprio dai politici russi, che per compattare il fronte interno associano l’esistenza stessa della Russia alla vittoria in Ucraina. Il patriarca di Mosca, Kirill, ha addirittura parlato di ‘guerra metafisica’. Tuttavia, non si può nemmeno parlare di una guerra d’invasione – e conquista – dell’intera Ucraina: il numero dei militari russi impiegati sul campo smentisce questa ipotesi”.

Come nasce e qual è il filo conduttore del volume?

“Il volume, come gli altri che verranno nella collana ‘Guerre’ edita da RCS, si propone di riassumere in modo chiaro, coinvolgente e accurato i momenti principali del conflitto, le ragioni storiche soggiacenti e i possibili sviluppi futuri”.

Il 24 febbraio del 2022 è un punto di arrivo di una situazione che nasce nel 2014 nel Donbass e con l’espansione a est della Nato, o c’è altro?

“C’è certamente dell’altro. I rapporti tra Russia e Ucraina sono complessi e antichi. Le due nazioni condividono profondi legami storici, ma negli ultimi trent’anni si erano verificate numerose occasioni di tensione. Già prima dei noti eventi del 2014, possiamo individuare il crollo dell’Urss come uno dei momenti più caldi nel progressivo distanziamento reciproco. Un altro punto di snodo è individuabile nella Rivoluzione arancione del 2004. Russia e Ucraina hanno anche conosciuto episodi di riavvicinamento durante questo arco temporale, ma la complessiva propensione di quest’ultima per il blocco occidentale non è stata digerita dal Cremlino, che rivendica il rispetto delle tradizionali aree d’influenza”.

Qual è la situazione a oggi?

“Se gli sforzi negoziali e la volontà di superpotenze non direttamente coinvolte nel conflitto non modificheranno lo status quo, rischiamo di ritrovarci di fronte ad un conflitto cronico. Dopo il plateale fallimento dei piani iniziali, Mosca ha riorganizzato le proprie forze sui fronti orientale e meridionale. L’Ucraina, forte del supporto occidentale, annuncia importanti controffensive in primavera, ma il Cremlino ha il fattore tempo a proprio vantaggio”.

La propaganda vale quanto una battaglia vinta?

“La propaganda e la disinformazione sono due fra i numerosi livelli di svolgimento di una guerra. Soprattutto nei primi mesi, anche in Occidente si è potuta osservare una ‘riduzione in tifoserie’ e una scarsa propensione alla complessità del dibattito, che è uno dei principali indicatori di salute di una democrazia. Nelle autocrazie come la Russia, infatti, la discussione viene azzerata direttamente dallo Stato, ed è molto complesso manifestare il proprio dissenso. Inoltre, Putin ha varato una nuova pedagogia nazionale, per iniziare l’indottrinamento sin dalle scuole primarie. Segnali di scarsa salute: se si ha bisogno di imporre una visione, significa che quest’ultima non è abbastanza convincente per imporsi da sola”.

Petrolio, gas, export, quali risvolti economici per l’Italia in questo conflitto?

“Il volume di affari fra Italia e Russia è importante, ma imparagonabile a quello con gli altri paesi europei e occidentali. Un effetto arcinoto della guerra, come tutti sappiamo, è la progressiva emancipazione dell’Unione Europea dalla dipendenza energetica verso la Russia. Sul breve periodo, ciò ha generato aumenti notevoli nei prezzi dell’energia. Italia e Germania sono fra le nazioni più colpite: imprese e famiglie lo sanno fin troppo bene. Va detto che, prima dello scoppio del conflitto, la Russia era considerata un partner affidabile per quanto riguardava la fornitura energetica. Lo strappo, tuttavia, potrà fungere da propulsore per accelerare la transizione verde, e per la definitiva presa di coscienza di alcune scelte strategiche che i nostri governi dovranno giocoforza prendere in futuro”.

In questi giorni la Cina è entrata con prepotenza nelle vicende della guerra, possiamo attenderci una variazione dello scenario internazionale?

“La Cina è stata messa in grave imbarazzo dall’invasione russa. L’amicizia fra Pechino e Mosca è ‘senza limiti’, sì, ma nella cultura cinese significa che è ‘indefinita’, non ‘infinita’. Insomma, si può sempre tornare indietro. L’aggressione di Mosca a Kiev rallenta l’espansione a Ovest delle Vie della Seta, e accende indebitamente i riflettori sulla partita per il dominio di Taiwan. La Cina è una potenza principalmente economica e le guerre non giovano ai commerci. Ciò detto, dal punto di vista di Pechino, la Russia ha il pregio di aver contestato in mondovisione il primato geopolitico degli Stati Uniti d’America su scala planetaria”.

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