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Charlie, un cavallino speciale alla scoperta del mondo tra realtà e fantasia

Sauro Pellerucci recupera la tradizione degli animali parlanti per raccontare un'esperienza di crescita e conoscenza personale

Charlie è un cavallino appena nato che corre alla scoperta del mondo. Potrebbe anche essere, però, un’idea, una fantasia che crea il mondo tutto attorno a sé.

Sauro Pellerucci per il suo “Charlie, il cavallino delle meraviglie”, attinge a tutto un immaginario fantastico che si tramanda da secoli, ma compie anche incursioni nella filosofia e nella letteratura, donandoci quelle che appare, a tutti gli effetti, un romanzo di formazione, un bildungsroman, che conduce, passo passo, alla crescita individuale del personaggio principale, tra errori e riscatto, abbandono della condizione di inesperienza per giungere alla conoscenza attraverso l’apprendimento.

Salta subito agli occhi l’utilizzo dello strumento dell’animalizzazione del personaggio, come in Fedro e in Esopo, per parlare di sentimenti, emozioni e ragionamenti tipici dell’uomo (anche se in questo caso si tratta di animali veri, o forse no visto che c’è un drago?), salvo poi scoprire che l’umanità c’è, ma tenuta in disparte, solo come elemento collegato ad uno dei personaggio (produce lo smog di cui si nutre il drago, o l’idea di esso).

Per chi lo ha letto, viene subito in mente un paragone, forse azzardato, con Antoine de Saint-Exupéry e il suo “Il piccolo principe”. Anche qui appare una volpe, in un ruolo negativo, non più di mentore, ma di corruttore.

Non appare un paragone azzardato, inoltre, quello tra lo stile di scrittura di Pellerucci e i maestri Joyce e Svevo, con la loro capacità di scavare nell’animo umano, nei meandri della psiche, consegnandoci una sorta di diario psicanalitico, di conoscenza di sé attraverso le azioni e i pensieri, di riflessione interiore.

In questo cammino di pochi giorni, nel dipanarsi della storia, si conosce il mondo per opposti che si alternano: luce/buio, bene/male, serenità/rimorso, cielo/terra, acqua/aria, ignoranza/conoscenza, sogno/realtà, idea/materia. Quest’ultimo punto è un rimando, voluto o inconscio, alla filosofia, ad un altro sistema di opposti: Platone/Aristotele, laddove il primo pensa che la realtà sia il mondo delle idee, mentre il secondo ritiene che ciò che ci circonda esista effettivamente, e sia quindi la realtà, non immagine imperfetta dell’idea.

Nel racconto, infine, c’è anche spazio all’amicizia, all’altruismo e al dono che conduce alla scoperta finale, che, però, lasciamo al piacere del lettore.

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