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Martedì, 23 Aprile 2024
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(RI)LETTI PER VOI. Sempre sugli scudi quel Pinocchio perugino che piacque a Umberto Eco e a Benigni, a Enrico Vaime e a Filippo Timi

(RI)LETTI PER VOI. Quel Pinocchio perugino che piacque a Umberto Eco e a Benigni, a Enrico Vaime e a Filippo Timi. È considerato un every green. Di certo non quanto l’originale, ma gode di luce riflessa anche la versione perugina che ne curai, su mandato dell’Associazione Pinocchio di Carlo Lorenzini, che ne detiene originale e copyright.

Me lo commissionò la persona che dell’Associazione pinocchiesca era presidente: l’onorevole Monica Baldi, presentatami dall’attrice Simona Esposito. Monica redasse in volume anche una lusinghiera nota “Un nuovo Pinocchio sulla scena dei dialetti italiani”. E ci fu anche un breve scritto di Andrea Cernicchi, allora presidente del CIDAC (Associazione città d’Arte e di Cultura italiane).

La prima pubblicazione in lingua straniera del Pinocchio risale al 1891 ed è stata addirittura tradotta nella LIS (Lingua dei segni per non udenti).

Si dice che sia l’opera più tradotta al mondo, dopo La Bibbia.

Mi accinsi a quel lavoro con impegno. Accorse a darmi man forte il disegnatore Claudio Ferracci, fondatore e anima della nostra Biblioteca delle Nuvole. Realizzò delle tavole memorabili, inconsuete e puntute, proponendo una copertina pinocchiesca, evocativa delle emergenze storico-architettoniche della Vetusta. S’intitola “Trasvolata perugina di Pinocchio in groppa al Grifo” (in pagina) ed è un capolavoro.

Ottenni l’accreditamento forte del sociologo Roberto Segatori (“Un Pinocchio ch arvive”) e del critico internazionale Claudio Brancaleoni, dell’Università di Bangor (UK).

Il successo fu significativo, tanto che quel lavoro viene continuamente riproposto in chiave letteraria e teatrale.

La vera sorpresa mi giunse dalla direttrice della Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze che mi contattò, dicendo che il libro era piaciuto a Umberto Eco e che mi invitava a presentarlo in quella sede. Mi schernii, pensando ad uno scherzo.

Andammo, col batticuore, nel Salone Galileo con Gianluca Galli (Morlacchi editore) e gli attori Valentina Chiatti (Fatina), Fausta Bennati (Volpe), Leandro Corbucci (Gatto), Gian Franco Zampetti (Pinocchio) a rappresentarne anche qualche passaggio della trasposizione teatrale che ne avevo curato.

Erano presenti delegazioni di pjnocchiofili da tutto il mondo. Non so quanto abbiano capito della trasposizione perugina, ma seguivano, trattandosi di collezionisti che conoscevano il plot.

Il libro finì nelle mani dei peruginissimi Enrico Vaime e Filippo Timi, che espressero pieno consenso. Apprezzamento di riscontro pervenne da Roberto Benigni, che quella storia di Collodi girò negli stabilimenti di Papigno (come attesta, Fabio Melelli nel suo “L’Umbria nel cinema tra demonio e santità”, p. 76, 2005).

La versione perugina di Pinocchio è ormai accreditata da un’attenzione elevata e costante. So di essere in conflitto d’interesse, ma sottolineo che da quel lavoro mi derivano ancora soddisfazioni. Attualmente il mio Pinocchio è in Brasile, nelle mani di un’intellettuale monegasca, che mi scrive facendomi i complimenti. Di Pinocchio tratterò a breve in un incontro di Affabulazioni perugine, agli Arconi, evento di cui daremo notizia.

Non pare fuori luogo celebrare il 140.mo anniversario dell’uscita in volume del capolavoro di Carlo Lorenzini.

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