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"Dottori mi ha insegnato ad amare la pittura quando ero un bambino", parla l'allievo del grande Maestro perugino

Quel bambino cui Gerardo Dottori metteva in mano pennelli e colori e che oggi, maturo architetto e artista, fa tesoro di quella lezione d'arte e di vita

È architetto e pittore… quel bambino cui Gerardo Dottori metteva in mano pennelli e colori. “Abitavamo in viale Pellini, sopra la casa di Gerardo Dottori”, esordisce Leonardo Orsini Federici, architetto  e artista a tutto tondo.

“Mio padre Pietro era amico e collezionista delle opere del Maestro dell’aeropittura. Io, bambino, scendevo a giocare nell’orto della famiglia Dottori. La sorella, affabile, e Gerardo, molto riservato, mi accoglievano con affetto”.

“Spesso e volentieri, nelle lunghe giornate estive, Dottori mi faceva sedere su un grande cartone, mi metteva in mano pennelli e colori e mi invitava a realizzare qualche opera, uscita dalla mia fantasia infantile, dalla mente fervida, dalla mano inesperta”.

Sono passati gli anni, Leonardo è diventato architetto. Ma non ha dimenticato il messaggio di arte e la lezione di vita che il Maestro dell’aeropittura gli aveva consegnato.

“Tanto che – racconta – approfittando di un calo del lavoro, ho riscoperto la giovanile passione e ho messo mano alla pittura. Ho cercato di elaborare un mio mondo interiore, crearmi una grammatica originale, sviluppare una sintassi artistica personale. Ma non posso dimenticare e, certe volte, mi viene da rendere omaggio a quella figura magra e taciturna, eppure dolce e umanissima, riprendendo temi e stilemi dottoriani, da me rielaborati alla luce del mio intimo sentire”.

Chi voglia sincerarsi della qualità del lavoro di Leonardo vada a Villa Fidelia di Spello, dove espone un paio di opere dentro la mostra “Stati d’Arte”. Troverà citazioni dottoriane, intrise di rispettoso affetto al nome e alla memoria del Maestro. Ma tradotte in un linguaggio proprio, un’ispirazione legata a doppio filo con una forte attenzione alla contemporaneità, non un logoro passatismo di maniera.

Per l’esattezza, una macchina, simbolo della velocità – tanto cara al Movimento di Marinetti, Boccioni e Carrà – e una citazione del tipico paesaggio umbro, impregnato di verde e di mistica spiritualità. Composizioni e scomposizioni dello spazio, punteggiate di colori fortemente evocativi. Raggi di luce disvelano profili di realtà e lacerti di sogni.

Auguri all’allievo ideale di Gerardo Dottori. Che continui il suo viaggio per le strade d’arte del mondo. Alla ricerca di quel bambino che maneggiava colori, sotto l’occhio, complice e tenerissimo, del Maestro dell’aeropittura. Per scoprire come eravamo e intuire come saremo. Forse.

Ti auguriamo, Leonardo, di non trovarlo mai, quel bambino che fosti.  Perché conta più il viaggio che il traguardo. Camminare per le strade del mondo. Senza mai sedersi. Mai.

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