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INVIATO CITTADINO Porta Sant'Angelo: la casina del dazio sotto i ferri

Finalmente si mette mano al recupero di uno storico edificio. E si eliminano i balordi occupanti abusivi

Porta S. Angelo. La casina del dazio sotto i ferri. Finalmente si mette mano al recupero di uno storico edificio.

E si eliminano presenze inquietanti. Come quelle di vagabondi, sbandati e delinquenti. Dei quali restano tracce documentate da indumenti, coperte e residui di alimenti e bevande. Si dice (e ne esiste riscontro) che da tempo vi fossero entrati e insediati clandestini e spacciatori, titolari di fogli di via e ingiunzioni alle quali non avevano ottemperato. Questi figuri, facendola in barba ai controlli, col favore delle tenebre, scendevano lungo corso Garibaldi a spacciare. 

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Di questo edificio fatiscente abbiamo raccontata anche la storia degli ultimi decenni. Abbiamo parlato più volte della casina come esempio di abbandono e degrado. Tanto che quel bene era stato transennato per evitare che cascassero addosso ai passati frammenti di materiali. 

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Ora è stata venduta. O meglio: ceduta in cambio di pagamenti a favore di aziende che avevano operato interventi di manutenzione stradale. L’Inviato Cittadino ne aveva anticipato le coordinate esattamente un anno fa. 

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La richiesta iniziale si attestava sui 70 mila euro. Pochi, troppi? Dipende dai punti di vista. La transazione è comunque avvenuta a una cifra non distante da quella riferita.

La casina è piccola: poco più di una trentina di metri per ognuno dei due piani, più un bagnetto. Ma il suo bello è la posizione impareggiabile.

A un passo dal Cassero di Porta Sant’Angelo, a un tiro di schioppo dal Tempio o Padiglione d’Orlando, sotto la struttura conventuale di Monte Ripido, in aderenza al giardinetto coi lavatoi liberty degli anni Trenta. Al limite estremo della città con prospettiva di campagna. Un concentrato di storicità e bellezza. Una posizione da sogno. Insomma: di che far impazzire turisti, in specie americani.

C’era peraltro chi si era offerto di acquistarla, per realizzarvi un’implementazione della propria attività poco distante da lì. Ma il prezzo richiesto era sembrato esagerato. E non se n’era fatto nulla.

Bene ha fatto chi ha deciso di comperarla. Un investimento più che redditizio. Tanto che si parla di realizzarne un minuscolo bed&breakfast: micro, ma da sballo.

Sta di fatto che è all’opera una ditta edile la quale, nel giro di un paio di mesi, farà di quel rudere una perla di immenso valore. Si tratta di “efficientamento energetico e sisma bonus” le voci sotto le quali si conduce l’intervento.

La tabella parla di un costo di recupero e rifunzionalizzazione che si aggira intorno ai 120 mila euro. Assolutamente ben spesi. Anche perché, tolta la scorza, è tutto da rifare ab imis fundamentis. Si spenderebbe di certo molto meno azzerando tutto e ripartendo daccapo.

La casina ha pure un significato storico documentario: dato che in quella microstruttura albergava il daziere, ossia il dipendente del Comune deputato alla riscossione della gabella su merci e animali portati in città. Vi sono anche avvenute cose stravaganti, delle quali magari una volta parleremo.

C’è chi storce la bocca sostenendo che quel bene fosse inalienabile o utilizzabile ad altri fini. Ma – opinioni tutte lecite – è positivo vedere rivalutata una struttura fatiscente che creava solo preoccupazione. 

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