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La Festa dell’Assunta chiude con un capolavoro ("Agnese") che coniuga identità monteluciana, teatro, religiosità

È stata proposta l’opera “Agnese”, fondata su testo della pittrice e scrittrice Serena Cavallini, per la messa in scena di Paolo Galmacci

La Festa dell’Assunta chiude con un capolavoro che coniuga identità monteluciana, musica, teatro, religiosità popolare. Spettacolo di assoluta eccezionalità nel coro delle monache, sacrestia della chiesa parrocchiale, in fase di miglioramento artistico e strutturale. È stata proposta l’opera “Agnese”, fondata su testo della pittrice e scrittrice Serena Cavallini, per la messa in scena di Paolo Galmacci.

La parte musicale a cura del gruppo “I Trobadores”, compagine responsabile di un progetto artistico di recupero della musica medievale con strumenti realizzati su prototipi antichi. Già protagonisti del progetto “Francesco, il cavaliere di Dio” (rielaborazione dell’opera “Francesco d’Assisi” di Hermann Hesse”), i Trobadores uniscono sapienza musicale e dimensione teatrale. Qui proposta dalla voce recitante di Carlo Dalla Costa, attore di altissima professionalità. Il gruppo vede impegnati Luigi Vestuto, Matilde Becherini, Roxana Elena Brunori, Asia Martoccia, Riccardo Bernardini, Luca Ottani, tutti alle prese con strumenti d’epoca. Il ruolo di Agnese sulle spalle di Laura Rutili, con poche battute ed efficaci silenzi.

Agnese, la protagonista, vissuta “non all’ombra, ma alla luce della sorella Chiara” (scrive la Cavallini) si propone in unità di luogo, proprio nello spazio della recita. Vive fra le monache damianite, seguaci di Francesco, e ricorda le fasi della propria conversione, gettando lumi anche sull’infanzia di Chiara e sulle evidenti premesse di santità. Il testo di Serena Cavallini segue quello dell’anno scorso, “Egidio”, e si contestualizza nel racconto di situazioni e personaggi apparentemente minori, che caratterizzano il francescanesimo nascente.

Ci attendiamo un altro step per la creazione di una magnifica trilogia francescana da consegnare ai torchi a futura memoria. Ma ne riparleremo al prossimo Ferragosto. Il lavoro è anche volto ad esaltare il luogo, attuale Monteluce, attraverso un’interessante ricostruzione della toponomastica che – dall’antico Mons lucis o Mons Luci (Monte della luce/del bosco sacro) è poi divenuta Monte Lucio e Monteluce. Con orgoglio degli abitanti di ieri e di oggi. Che si sono impegnati ad affollare il luogo della recita, ricco di suggestioni agiografico-religiose, artistiche e storiche. Auspichiamo di rivedere “Agnese” sui palcoscenici del nostro territorio e oltre.

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