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INVIATO CITTADINO Italia Nostra boccia l'urbanistica perugina: "Declassa la qualità della vita"

La diagnosi amara emessa da Italia Nostra per bocca del suo autorevole rappresentante, l’architetto Mauro Monella

Ignoranza, improvvisazione, incompetenza, insensibilità, insensatezza. Quelle vergognose cinque “I” che portano Perugia al degrado urbanistico e declassano la qualità della vita dei cittadini a mera sopravvivenza. Questa la diagnosi amara emessa da Italia Nostra per bocca del suo autorevole rappresentante, l’architetto Mauro Monella. “Il tema della mobilità si è ridotto al puro ambito ingegneristico. Il recupero delle periferie è ritenuto un mero argomento di marketing”, afferma. E ancora: “Le politiche per gli insediamenti commerciali sono a completo svantaggio della collettività. E l’Urbanistica, madre di tutte le questioni che riguardano la città, che fine ha fatto?”.

Vale la pena – afferma Monella – di citare un discorso di Mario Ridolfi, acuto conoscitore dell’arte muraria nel contesto urbanistico, che nella sua “Amara confessione” del 1959, si esprime così: “Quando io dico che siamo architetti di periferia, dico il vero (…) ci siamo esercitati in periferia, perché in periferia si è sviluppata gran parte dell’edilizia, ma entro la cinta murata non ci siamo mai entrati (…) perché in periferia siamo diventati dei cafoni, perché in periferia ci siamo permessi qualsiasi cosa (…) entrando dentro la cinta murata dovevamo metterci a posto con il nostro linguaggio che purtroppo avevamo perduto. Il rispetto del Centro storico è una questione profondamente morale”. Perché non recuperare le parole di Pericle nel “Discorso agli ateniesi”?, dice Monella e cita: “Qui ad Atene noi facciamo così…”.

Ma qual è il vero aspetto e lo stato dell’arte dell’urbanistica perugina? Monella mette in guardia dalle opposte valutazioni, talvolta faziose: “Nelle puerili contrapposte argomentazioni tra chi vede Perugia grigia e triste, e chi la vede, invece, luccicante e trafficata”.

Perugia non è l’una né l’altra cosa. “Perugia – dice Mauro Monella – assomiglia sempre di più all’isola di “Atrocla” (luogo immaginato da A. Maszkowski), in cui ‘gli indigeni hanno sviluppato in sommo grado l’arte di complicare le cose. Ogni aspetto anche minuto della vita quotidiana è regolata da leggi e regolamenti che, a volte, nessuno conosce, data la loro quantità eccessiva e di brevissima durata’”

Insomma, Perugia come luogo dove vige “l’arte del complicare le cose” al punto che neanche un “super capiscione” riuscirebbe a sbrogliarle. La vita quotidiana di Atrocla è oppressa nei minimi dettagli da numerosissimi lacci e laccioli. E, concludendo, aggiunge: “Impossibile sfuggire al sistema. Sistematiche le punizioni. I cittadini, giorno e notte, senza tregua, sono costretti a compilare formulari farciti di crocette a non finire”. Così la vede un urbanista disincantato che lotta, come altri cittadini, contro il potere, o lo strapotere, della burocrazia. Che forse non è un male solo perugino.

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