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INVIATO CITTADINO Isuc, la soluzione per non chiudere c’è

Aspettiamo la verifica degli Uffici Regionali. Poi la decisione

Isuc (Istituto per la storia dell'Umbria contemporanea), la soluzione per non chiudere c’è. Aspettiamo la verifica degli Uffici Regionali. Poi la decisione.

Con la necessaria premessa: “L’Isuc è un Ente pubblico, non un Istituto di ricerca”.

Esatti i numeri economici (oneri, impegni, disponibilità finanziarie) indicati nel nostro servizio di ieri. Ora è d’uopo fornire onestamente la posizione dell’altra campana. “Altra” rispetto a quella della Presidenza Isuc che quelle cifre aveva correttamente accreditato.

Reazione garbata, ma ferma, da parte di chi riveste un ruolo istituzionale nel quadro della rappresentanza politica di Palazzo Cesaroni.

Intanto la piena rassicurazione che l’Isuc non diverrà una talpa messa sottoterra, ma resterà a vedere la luce (e lo splendido panorama) nella sede attualmente occupata, in piazza IV Novembre, 23, nel palazzo del Seminario.

La tesi, chiaramente esplicitata, è la seguente.

Entro cinque giorni, daremo pubblico annuncio delle decisioni da assumere. Non appena gli Uffici avranno verificato la possibilità o meno di procedere alla stabilizzazione dei cinque dipendenti.

Con la dovuta precisazione. Se sarà possibile, verrà fatto. Se, invece, la normativa impedirà la stabilizzazione, non la si farà [in tutta onestà, una decisa impressione, e qualche rumor affidabile, mi suggerisce che una prima verifica abbia dato esito sfavorevole. Aspettiamo la controverifica, ma il risultato, c’è da temere, sarà lo stesso, ndr].

Viene anche ricordato che la Regione non può procedere “conta legem”, per ragioni fin troppo evidenti.

Oltretutto - si fa notare - quei contratti sono stati stipulati dall’Isuc, non dalla Regione. Che non ha, di conseguenza, obblighi giuridico-politici né morali nei confronti dei dipendenti-collaboratori in forza fino a ieri.

Allora, nel caso della mancata stabilizzazione, come si fa a non chiudere? Intanto, trovare chi apre.

La soluzione provvisoria risiede nell’impegno a “far aprire” l’Isuc a dipendenti della Regione disponibili e utilizzabili alla bisogna. Non saranno super esperti o consulenti di rango, ma possono garantire l’accesso alla biblioteca, ai documenti, alle risorse dell’Istituto.

Gli esperti… dove andarli a cercare?

I ricercatori, gli esperti, i competenti potrebbero provenire dall’Università.

In che modo?

Sottoscrivendo un apposito protocollo che preveda la possibilità di utilizzare la dote finanziaria dell’Isuc facendo lavorare personale formato nel settore. Figure professionali in tal senso non dovrebbero mancare nello Studium perusinum.

Questo lo stato dell’arte della questione. Una situazione complessa. Anzi: complicata. Non resta che attendere la decisione prossima ventura. Questione di giorni.

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