INVIATO CITTADINO Ricorre oggi un anno dalla scomparsa di Giuseppe Fioroni, maestro d’arte e di vita
Una morte improvvisa e mai troppo compianta, che ha privato gli amici e la città di un’insostituibile risorsa
Ricorre, oggi 17 luglio, un anno dalla scomparsa di Giuseppe Fioroni, maestro d’arte e di vita. Una morte improvvisa e mai troppo compianta, che ha privato gli amici e la città di un’insostituibile risorsa.
Impossibile ricordare le centinaia di situazioni che hanno visto coinvolti musicisti, pittori, scrittori, intellettuali perugini e del milieu nazionali. Le presenze, alla sua Galleria Artemisia di via Alessi, erano sempre numerose e qualificate. E trovavano sempre, sorridente e puntuale, la compagna di vita Rita Giacchè.
Tanti i doni di Peppe alla città, a ricordo perenne della sua generosità. Penso al Grifo sulla Settevalli, al Gallo di Corciano, alla ceramica “felliniana” di piazzetta del Duca al Carmine. Opere grandi, come l’animo e l’arte chi le ha realizzate.
Peppe pittore, scultore ceramista, scrittore, versatile suonatore polistrumentista, demoantropologo, depositario di saperi iniziatici, business man. Gourmet raffinato, enologo di vaglia, bon vivant. E tanto altro.
Peppe che ti precedeva nel dono, senza lasciarti nemmeno chiedere. Era così con tutti. Peppe che regala la fisarmonica a un artista di strada. Peppe che fa del bene e non lo dice. Le opere di bene, qui e nel mondo. Il Malawi, diocesi di Chipini, con la sua scuola di arti e mestieri, in memoria della figlia prematuramente perduta.
Un vulcano di idee, una mente elastica, una memoria formidabile. Abbiamo salvato dall’oblio musica popolare e memorie contadine con l’amico Mirco Bonucci che le ha raccolte e pubblicate.
Stargli vicino significava sentirsi sicuri, amati. Peppe aveva una capacità unica di donare e di donarsi.
Le sue idee divenivano concretezza nel momento stesso in cui le pensava: ricordo mostre, presentazioni, imprese marcate da amicizia e complicità, nate da una battuta.
Fino a quel premio alla cultura che l’Accademia del Dónca e l’Assessore Leonardo Varasano ebbero la felice intuizione di conferirgli. Alla Penna, fra amici festanti.
Non aveva bisogno di medaglie o di targhe, Peppe. Ma le accettava come prova di stima e di affetto. Lo rimpiangono anche i recenti amici Marco Brusco e Alessia Cigliano.
La foto in pagina lo ritrae com’era: franco e sincero, sorridente e profondo. Si proponeva com’era, il nostro Peppe, senza pose e infingimenti. Una semplicità permeata d’esperienza, una vita segnata dal dolore e dai dolori. Ai quali si era opposto con la fermezza del cuore, senza inutili querimonie. A ciglio asciutto. Sempre. Grazie, per aver seminato col sacco, più che con la mano.
È passato un anno da quel giorno doloroso della scomparsa. Ma il dolore è fresco, acuto e penetrante come fosse ieri. Un’assenza che si traduce in perenne presenza. In desiderio di confronto. Nel ricordo e nel rimpianto. Memorie, salvate, forse, da una cravatta e una pochette. Che esaltano un mondo di calore e di colore. Quello di Peppe. Quando li metto, è un rito di presenze. Finché avrò vita. Peccato che a noi umani non sia concesso di dire “per sempre”. Ché questo vorrebbe il cuore.