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INVIATO CITTADINO Ricordando Lello Rossi, politico innamorato della sua Perugia

È scomparso il 7 febbraio 2010, ma il suo ricordo resta indelebile nel cuore e nella mente di chi lo ha conosciuto

Ricordando Lello Rossi, politico innamorato della sua Perugia. È scomparso il 7 febbraio 2010, ma il suo ricordo resta indelebile nel cuore e nella mente di chi lo ha conosciuto.

Raffaele Rossi era nato in Borgo Sant’Antonio, da famiglia operaia, nel 1923.  “Lello” - come lo chiamava chi ne era amico - verrà ricordato come una delle figure più limpide dell’antifascismo militante e della politica locale e nazionale. Animato da una sincera vocazione pedagogica (maestro in ogni senso) e intriso di profondo senso democratico, amò Perugia e scelse di dedicarsi alla politica, intesa nel senso più alto di servizio alla comunità.

Il titolo della sua autobiografia “Volevamo scalare il cielo. Il Novecento dai luoghi della memoria” è ispirato a una frase del poeta francese Gabriel Pèri, fucilato dai nazisti: “Siamo la giovinezza del mondo, vogliamo scalare il cielo”. E giovane, Rossi, lo fu fino all’ultimo giorno della sua vita, sempre tesa all’esaltazione dei valori culturali, sociali e civili.

Ho avuto la fortuna di conoscere Lello Rossi e i suoi genitori (Romeo, fabbro, e la sòra Maria, sartina in casa) avendo abitato nello stesso edificio di corso Bersaglieri, al piano di sopra. Quando il senatore tornava da Roma e veniva a far visita ai suoi, mi faceva il “ganascino” e mi chiamava “l frego” o “lo studente”. Una volta mi portò nell’orto dietro la muraglia di S. Antonio a mostrarmi dove teneva le armi (una pistoletta, un vecchio fucile e poco più) rischiando che i tedeschi gli facessero la pelle.

Ricordo che, sotto elezioni, la sua mamma si vestiva di rosso e si metteva davanti all’edicola allo slargo della Pesa a distribuire i volantini, invitando i passanti al voto per il Pci. Una militanza di famiglia.

Il disinteresse di Rossi per il denaro era proverbiale: versava tutti i compensi al partito. Una volta, dovendo comprare i libri per la scuola delle figlie, chiese alla sezione un aiuto. Gli dissero: “Soldi non ce ne sono. Ma… prendi la radio!”: Rispose: “La radio no. Quella serve alla sezione”. Mi hanno riferito l’aneddoto, e io lo prendo per buono.

Di Lello ricordo gli interventi in Consiglio Comunale nella veste di vice sindaco. Dopo le polemiche, lo sfoglio di giornali, le sigarette e le chiacchiere, quando prendeva la parola Rossi, si mettevano via i giornali, si spegnevano le sigarette, si ascoltava in silenzio. Anche gli avversari politici, perché sapevano che parlava Perugia, non il Pci.

Il suo ultimo impegno pubblico lo aveva con me, come coordinatore del Dónca. Doveva venire al Morlacchi per celebrare il nome e la memoria del litotipografo libertario perugino Brenno Tilli, il signor NO.

Non poté onorare l’impegno, perché ormai giunto alla fase terminale della sua malattia. Volle però inviare una testimonianza scritta che limò fino all’ultimo, tanto da rispedirla più volte con successive correzioni. La lessi, ma non ce la feci ad arrivare fino in fondo. Quel documento, datato 21 gennaio 2010, a pochi giorni dalla morte, terminava con le parole "Il fatto che Benedetta Pierini abbia pubblicato questo bel libro che restituisce al 'Signor No' la sapienza familiare dell’arte litografica (Brenno Tilli era un anarchico libertario che, guarda caso, leggeva gli scritti di Capitini sulla nonviolenza), ci induce  a capire che nel recente passato ci sono principii e valori che servono per il presente. Io sono un vecchio pessimista, ma combattivo: i tempi saranno più o meno lunghi, ma è sempre  viva la speranza per una società più giusta e fraterna".

Senatore della Repubblica per tre legislature, membro del Consiglio d’Europa, Raffaele Rossi ricoprì incarichi amministrativi nel Consiglio comunale di Terni e di Perugia, città di cui fu anche vice sindaco fino al 1987. Socio della Deputazione di Storia Patria per l’Umbria, fu chiamato presso prestigiose associazioni culturali come il Consiglio nazionale della Dante Alighieri, l’Università per Stranieri, l’Accademia di Belle Arti, il Collegio del Cambio. Per trent’anni Raffaele Rossi è stato membro dell’Istituto per la Storia dell’Umbria Contemporanea, di cui fu anche per diciotto anni presidente, producendo ricerche di grande spessore.

E chiudo concedendomi un aneddoto che unisce Raffaele Rossi, la trattoria popolare 'Da Argentino', gli antifascisti e la gente della Pesa. Quando Lello si laureò, fece una piccola festa, appunto, da Argentino. Un amico della Pesa, di mestiere postino, si rallegrò con lui chiamandolo 'collega'. Aveva infatti sentito che Raffaele si era laureato in 'lettere'.

A una dozzina d’anni dalla morte, credo una cosa si possa dire apertis verbis. Il messaggio di Raffaele Rossi, al di là delle appartenenze, resta un esempio di moralità e di indefesso amore per Perugia. Questo è sicuro.

PS: La piazzetta vicina alle scuole elementari Ciabatti, alla Pesa, è stata intestata a suo nome. Lo avevo chiesto convintamente. Ne ringrazio di tutto cuore la Commissione Toponomastica del Comune di Perugia. Ha fatto una scelta degna di rispetto e ammirazione.

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