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Martedì, 23 Aprile 2024
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INVIATO CITTADINO Piazza IV Novembre, la protesta per la scuola in presenza

“Si metta nelle mie scarpe”, dicono gli studenti e i loro genitori in piazza IV Novembre. Una manifestazione improntata all’aureo principio: “Senza scuola non c’è futuro”

“Si metta nelle mie scarpe”, dicono gli studenti e i loro genitori in piazza IV Novembre. Una manifestazione improntata all’aureo principio: “Senza scuola non c’è futuro”.

Una protesta pacifica che chiede alla politica di partecipare i dati sulla base dei quali si è assunta una decisione gravissima, come quella della chiusura delle scuole di ogni ordine e grado.

“Investire e riaprire in sicurezza”, chiedono quanti depositano in piazza Grande tante paia di scarpe… di tutte le fogge e dimensioni. Spesso accompagnate da un biglietto che declina le motivazioni della contestazione (in foto, il giovane Mattia, nipote dell’avvocato Alberto Stafficci, amico dell’Inviato Cittadino)

Cosa sarà di quelle scarpe, una volta rimosse? Verranno donate alla Caritas. E, si spera, al dono sarà accompagnato il volantino in cui sta, vergato a pennarello, uno slogan, anche provocatorio. Ma sentito e non opportunistico e strumentale. Ovviamente, rivolto a chi governa regione e Comune cui fanno capo le scelte.

Insomma: “Fare le scarpe alla classe dirigente”, attraverso modalità che richiamano le scarpe rosse, viste tante volte, in memoria delle tante vittime del maschilismo violento.

Il Tar ha ribadito che il diritto alla salute è preminente su quello all’istruzione. Un’istruzione che oggi è soggetta a (d)istruzione. Distruzione del diritto alla formazione. Ma, commentava una signora: “Meglio un asino vivo che un dottore morto”. Il fatto è che i contestatori di stamane, ragazzi e famiglie, vogliono che siano vivi sia l’asino che il dottore. È forse chiedere troppo?

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