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INVIATO CITTADINO Riaprire la Palombetta, il progetto prende corpo

Scelta strategica per la sicurezza dei pedoni

Riaprire la Palombetta. Scelta strategica per la sicurezza dei pedoni. Prende corpo e consistenza economica il progetto avanzato dall’Inviato Cittadino, proprio su queste colonne, cinque anni fa [Perugia, Porta Conca e quel passaggio pedonale da riaprire: intervento all'orizzonte (perugiatoday.it)].

Ora un comunicato [Art Bonus, il regalo di due medici (ed ex studenti Unipg) alla città: finanziato il restauro di Porta della Palombetta (perugiatoday.it)] ci informa del fatto che assume concretezza quello che poteva apparire solo un nostalgico ‘come eravamo’. E che invece risponde a una precisa esigenza di sicurezza e funzionalità.

Dato che la notizia nuda e cruda, assai probabilmente, rischia di passare senza lasciare traccia nella mente dei perugini, ci pare opportuno riprendere le fila di quel discorso del 2016 riproponendolo nei dettagli. E contestualizzandolo adeguatamente anche sul piano topologico. 

(foto Sandro Allegrini) 

INVIATO CITTADINO Riaprire la Palombetta, una scelta strategica

Dove ci troviamo?

Siamo alla Porta Conca inferiore, inserita nella tessitura muraria trecentesca, da non confondere con quella più antica, ai piedi di via del Maneggio, ossia subito sotto le scalette di via Goldoni. Per intenderci, sotto Palazzo Gallenga-Stuart. Quella è altra cosa.

Perché Palombetta?

Il nome deriva dalla chiesetta francescana di S. Maria della Palombetta, demolita nel primo ventennio dell’Ottocento. La Porta era chiamata anche dell’Elce di Sotto (per distinguerla da quella dell’Elce di Sopra) e pure Balnearia, in quanto adduceva ai sottostanti “bagni”, ossia alle Terme di San Galigano.

Com’è fatta la Porta.

La Porta, inizialmente a sesto acuto, fu nell’Ottocento trasformata a tutto sesto, abbassata e rifinita con un cornicione. L’ultimo intervento una cinquantina di anni fa. La Porta è fiancheggiata da due tozze torri squadrate alle quali si accedeva attraverso due porticine medievali sul fronte interno, ossia verso Giurisprudenza. I corpi erano dotati di doppie feritoie di guardia, ancora visibili.

Ma se la Porta è aperta, cosa si riapre?

La Porta è così aperta che ci si passa a piedi e con i mezzi. Le due torrette laterali sono invece chiuse. Una delle due verrà riaperta. Hanno un ingresso: a circa un metro e mezzo di altezza (quella di sinistra guardando dall’interno) e uno al piano di calpestio (quella in adiacenza all’ingresso dell’ex Matattoio comunale, poi Facoltà di Giurisprudenza). La parte che si riapre è quella di destra, per consentire il passaggio dei pedoni.

È un ritorno all’antico.

Si tratta peraltro di un antico passaggio pedonale che fu chiuso, sul lato che guarda le fonti dei Tintori, viale Orazio Antinori e il semaforo vicino al parco Onaosi. La porticina sul lato esterno fu murata in occasione della Trasformazione dell’edificio in Macello comunale.

Cosa prevedeva il progetto di qualche anno fa e cosa si fa ora.

Per quanto riguarda l’intervento complessivo, ancora da finanziare, occorrono ben 318.500 euro: 300 mila per il recupero e il restauro, e i restanti 18 mila per l’apertura del bastione della porta.

Insomma, non si attua l’intero progetto, ma i soldi dei due mecenati (18 mila e 500 euro) sono quanto serve per la sola riapertura della porticina pedonale.

Perché il progetto mette in sicurezza i pedoni.

Uno dei problemi dei pedoni costretti a passare sotto la Porta è il rischio di essere schiacciati contro il muro, o investiti nella carreggiata, da parte delle vetture in discesa. Peraltro, lì c’è un T-red e, appena scatta il verde, le auto scendono a forte velocità. Sono numerosi gli studenti che vi passa(va)no per recarsi a Giurisprudenza, alle soprastanti facoltà scientifiche e di economia. Senza contare che la mensa universitaria di via Pascoli richiama(va) un alto numero di studenti fuori sede.

I vantaggi della riapertura. Riaprendo la porticina e rendendo pervio il tratto di mura adiacente al torrioncino, i pedoni potranno transitare in tutta tranquillità attraverso questo passaggio. Giungendo agevolmente alla base di via Maribelli.

Eventuali pericoli. Alcuni anni fa, per caldeggiare la proposta, l’Inviato Cittadino effettuò un sopralluogo con un tecnico del Comune. Ecco come sta la faccenda. Dietro quella porticina c’è un piccolo vano quadrato dove anticamente alloggiava la guardia. Riaprire non deve significare lasciare aperta quella camera (possiamo immaginare che vi accadrebbero fatti poco onorevoli), ma si tratta di chiuderne i fianchi lasciando libero solo un corridoio per il passaggio pedonale.

Quella porticina è stretta e un po’ bassa. Ai tecnici il compito di studiare anche come abbassare il livello di calpestio (non si può certo modificare la volticina) per fare il modo che le persone non battano il capo. Quanto alla possibilità del passaggio di una carrozzella, è una pia illusione. Metro alla mano, l’apertura ha una larghezza massima di 80 centimetri. Né si può immaginare di abbattere le spallette laterali.

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