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Mercoledì, 24 Aprile 2024
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INVIATO CITTADINO La Giornata Mondiale della Risata compie un quarto di secolo

Ridere è il verbo più importante dopo “amare”. Perché ridere è una cosa seria. Linguaggio universale dell’uomo. Che è il solo a saper ridere. Tranne forse la Jena. Che è ridens per antonomasia

La Giornata Mondiale della Risata compie oggi il quarto di secolo, cadendo la prima domenica del mese di maggio.

Fu creata nel 1998 dalla dottoressa Madan Kataria, fondatrice del movimento mondiale dello Yoga della Risata.

In data odierna, la si celebra in un centinaio di Paesi nel mondo.
Tutti sappiamo che ridere fa bene, in quanto attiva endorfine (antidolorifici naturali). Le risate possono aumentare i linfociti T, che aiutano a combattere le malattie. La risata riduce anche i livelli di ormone dello stress e abbassa la pressione sanguigna.

Dunque: fa bene al fisico e alla mente. Rispondendo all’aureo brocardo “Mens sana in corpore sano”.

Numerosi i detti legati alla risata. Troppo noto il proverbio “Il riso fa buon sangue”, in cui il termine “sangue” fa riferimento allo stato di benessere fisico.

Gli antichi, in relazione all’eccesso di risate fuori luogo, sentenziavano “Risus abundat in ore stultorum”, ossia “il riso abbonda nella bocca degli sciocchi”. Per dire che è assurdo ridere quando non se ne vede la ragione.

Nelle campagne del perugino, si sentiva “ride pé n piagne”, volendo significare che la situazione era tutt’altro che allegra.

Un amico psichiatra mi spiega che i funerali sono un’occasione d’eccellenza per notare non proprio risate, ma risolini. Escludendo l’ironia per la malcelata contentezza di una vedova insofferente delle prepotenze del marito, la risatina si spiega con “la gioia di essere vivo”, in contrapposizione alla sorte del defunto. Una risatina, insomma, vitale, se non nervosa. Addirittura, isterica?

 Noi perugini utilizziamo un detto che stigmatizza la risata insulsa: “Ride, ride, ché la mamma ha fatto j gnocchi!”. A significare che, di fronte a un evento usuale, non c’è di che meravigliarsi o ridere. Tanto più che, anche in tempi di ristrettezze alimentari, la patata era ampiamente disponibile pure tra le classi meno abbienti. Tutto il resto è mano d’opera e “daje de brutto ntla spianatora”.

Si sente anche “creppà dal ride” e “sbudellasse dal ride”, ad indicare una risata incontenibile.

Ridere è il verbo più importante dopo “amare”. Perché ridere è una cosa seria. Linguaggio universale dell’uomo. Che è il solo a saper ridere. Tranne forse la Jena. Che è ridens per antonomasia.

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