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Venerdì, 19 Aprile 2024
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INVIATO CITTADINO "I miei primi 20 anni al Salone del libro di Torino"

Parla l’editore perugino Gianluca Galli (Morlacchi)

I miei primi 20 anni al Salone del libro di Torino. Parla l’editore perugino Gianluca Galli (Morlacchi).

Con l’edizione 2023 del Salone di Torino, caro Gianluca, festeggi il tuo ventennio di presenza alla Kermesse del capoluogo piemontese (20 su 35 edizioni storiche). Credo che, fra gli editori umbri attivi, tu detenga un autentico primato. Quali le tue impressioni?

“Credo che 20 anni di manifestazioni fieristiche, operanti in qualsiasi settore, potrebbero indurre a stati di assuefazione, routine, alla pigrizia di adagiarsi su abitudini acquisite”.

Accade anche a te?

“Direi proprio di no. In ragione del fatto che nella manifestazione torinese, il LIBRO, protagonista assoluto, ha la capacità di rinnovarsi continuamente e di restituire al lettore miriadi di sensazioni valoriali, emozionali, formative, documentarie. 82.000 titoli usciti nel 2022 (225 al giorno), nonostante inflazionino il mercato ed appesantiscano gli scaffali delle librerie, hanno tutti una ragion d’essere e delle loro unicità che meritano attenzione”.

Vuoi dirci qualcosa della tua storia professionale?

“La mia storia professionale è stata sempre attraversata dai libri e, nonostante la triste realtà o luogo comune (secondo i punti di vista) delle scarse remunerazioni, caratteristiche del settore, il mondo dei libri evoca passioni incondizionate che coinvolgono una lunga filiera composta da autori, editori, tipografi, redattori, editor, traduttori, grafici, giornalisti, promotori, distributori, librai”.

Insomma, categorie diverse e complementari che vivono con/di/per/tra i libri! Cosa trovi di interessante a Torino?

“Al Salone del libro di Torino, oltre a trovare le ultime novità e il meglio della produzione editoriale nazionale, gli operatori di settore possono anche avvalersi di un importante laboratorio di aggiornamento professionale, per tutti gli addetti ai lavori”.

Insomma, una proficua opportunità di riqualificazione.

“La comunità del mondo editoriale si riversa in quei giorni in una full immersion di attività che coinvolgono per intero la società, la cultura, la politica, il costume, l’economia del nostro Paese e lasciano una traccia indelebile nell’animo dei visitatori e dei protagonisti”.

Vogliamo parlare di vendite e successi commerciali?

“Ancora non possiamo avere rendiconti precisi. Ma tu sai bene che il Salone è una vetrina, un luogo dove esibire i gioielli di famiglia, mettendo in mostra competenze e specificità. Più che proporre autori, privilegiandone uno al posto di un altro. Insomma, si va per offrire una testimonianza di vitalità”.

Cosa è cambiato negli ultimi anni nel tuo lavoro?

“Ci sono molti aspetti interessanti o problematici, alcuni dei quali mi appartengono, sia nella veste di libraio che in quella di editore”.

Puoi fare qualche esempio?

“Gestisco una libreria dalla fine degli anni Settanta ad oggi e ho vissuto un periodo di grandi trasformazioni negli anni successivi dell’avvento del digitale, di Amazon e altri store on-line. Ma mi riconosco anche nella veste di editore della contemporaneità. E conosco dunque le non poche difficoltà, che cerco però di superare con la passione e l’impegno personale, familiare e dei miei collaboratori”.

Concludendo?

“Devo molto a questo mondo e gli sono riconoscente. Soprattutto per avermi fatto crescere come uomo, oltre che professionalmente. Ecco perché non mi stanco di gridare ad alta voce: Viva i libri e viva il Salone che li celebra da 35 anni!”.

[in un prossimo servizio le criticità rilevate a proposito dello stand Umbria]

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