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INVIATO CITTADINO Green pass e confusione: acceso battibecco fra ristoratore e cliente

Il cliente corre a denunciare l’accaduto alla Municipale di Corciano

Green pass e confusione. Acceso battibecco fra ristoratore e cliente. Che corre a denunciare l’accaduto alla Municipale di Corciano.

“Non si possono inventare le norme a capriccio. Si devono far rispettare le regole in vigore, che non sono poche. Ma non esercitarsi nel diritto creativo. Non è proprio il caso!”, lamenta il lettore C.C., noto e apprezzato operatore del settore sanitario.

“Qui si confondono e si accavallano normative, quelle di prima e quelle attuali, in materia di controlli e green pass”.

Spiega: “Mi sono recato in un locale dedito alla ristorazione. Mi è stato chiesto il green pass, che non ho avuto difficoltà ad esibire. Pensi che io stesso sono abilitato a rilasciarli”.

“Dopo di che – aggiunge – ne hanno verificato l’autenticità e quindi mi è stato chiesto di presentare il documento d’identità, per verificare se quel documento fosse riferito alla mia persona”.

“In realtà – precisa – questo è un compito che non attiene al ristoratore, ma alle autorità di polizia”.

Da dove nasce la confusione?

“Nel mese di marzo, ad esempio, quando al ristorante si poteva solo pranzare, il ristoratore aveva facoltà di verificare i documenti del cliente e di trascriverli, al fine di utilizzare quei dati per un eventuale tracciamento, in caso si fosse rilevata la presenza di positivi fra gli avventori. Ma oggi le regole non prevedono tutto questo. Ossia: il ristoratore deve limitarsi a verificare il possesso del green pass”.

Da dove nasce il rifiuto

“Ribadisco, peraltro, che personalmente non avrei avuto alcuna difficoltà a mostrare il documento e ‘autenticarmi’. Mi sottopongo volentieri alla misurazione della temperatura e all’uso della mascherina. Porto sempre con me il green pass che ho fatto stampare a mo’ di tessera. Quello che mi ha disturbato è invece il fatto che pretendevano anche il numero di cellulare. Al che mi sono rifiutato e ho tagliato la corda. Più che altro, per una questione di principio”.

La cosa è finita così?

“Niente affatto. Dopo aver ribadito che in quell’esercizio non metterò mai più piede, ho detto alla titolare che non è fra le sue competenze la facoltà di legiferare né di inventarsi o cambiare le norme in vigore”.

E dunque?

“Dunque mi sono recato al posto di Polizia Municipale per segnalare l’abuso di cui sono stato vittima”.

Cosa le hanno detto e cosa faranno?

“Mi hanno chiesto se si trattava di una segnalazione o di una denuncia. Ho risposto che denunciavo la cosa, sebbene non in modo formale, dichiarandomi disposto – se del caso – a sottoscrivere le mie affermazioni”.

Sa cosa ne è seguito?

“Francamente no. Non m’interessa. Credo che, per legge, siano tenuti a verificare e intervenire per ricondurre alla norma comportamenti irrituali”.

Così stanno le cose. Certo è che una grande confusione regna sotto il sole.

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