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Giovedì, 25 Aprile 2024
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INVIATO CITTADINO Grandi artisti perugini. Quel neonato di via della Viola intenerì l’anziano professore che volle donargli l’appartamento

Un filo rosso unisce Ulisse Ribustini, Gerardo Dottori e Giuliano Giuman. Un’arte che attraversa due secoli fino ad oggi

Grandi artisti perugini. Quel neonato di via della Viola intenerì l’anziano professore che volle donargli l’appartamento. Una storia da raccontare.

Un filo rosso unisce Ulisse Ribustini, Gerardo Dottori e Giuliano Giuman. Un’arte che attraversa due secoli fino ad oggi.

La mostra alla Penna, esemplare ed esaustiva, suggerisce una consegna del testimone fra Ulisse Ribustini, Gerardo Dottori e Giuliano Giuman. Ne abbiamo anticipato alcuni contenuti in un servizio esclusivo molto apprezzato. 

Una grande mostra alla Penna racconta l’opera di Ulisse Ribustini, docente di Gerardo Dottori. Spigolature personali dell'Inviato Cittadino

Spieghiamo questo nesso sconosciuto ai più.

La famiglia di Giuliano era affittuaria dell’appartamentino sito al civico 2 di via della Viola. Il bambino venne alla luce nel febbraio del 1944. Ulisse Ribustini, proprietario dell’intera palazzina, abitava al piano superiore. Conviveva con le sue due storiche collaboratrici: la Tina e la Nena. Forse qualcosa di più che due semplici domestiche. Era ormai cieco e le due famulae lo assistevano con affetto.

Si dice che la perdita della vista potesse essere legata ai lavori pittorici effettuati al duomo di Gualdo. Lavoro per cui Ribustini si era inventato una specie di casco, dotato di candele, che era solito utilizzare per scorgere meglio la superficie pittorica su cui operare. Questa è la vulgata. Ma dovette esserci probabilmente una patologia oculare gravissima, forse congenita ed aggravatasi con l’età.

IL CHI È DELLE DUE DOMESTICHE.

Tina Mari (da Gualdo Tadino) era una donna del popolo. L’emigrazione in Lussemburgo col padre minatore le aveva aperto la mente, avvicinandola a culture di respiro europeo e facendole apprendere le lingue tedesco e francese. Era anche esperta di arte, di ricamo e lavoro al tombolo. Tanto che fu anche educatrice di Ilona, figlia della contessa Charlotte Van Marle nella villa di San Marco. Quando Ulisse Ribustini realizzò la decorazione pittorica del duomo di Gualdo (1924), conobbe Tina e la volle al suo servizio (forse nacque anche un sentimento che andò oltre il rapporto di semplice collaborazione familiare). 

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La Nena, al secolo Maddalena Ciculi (di Tuoro sul Trasimeno) era stata assunta in servizio da Ribustini in precedenza. Le due donne erano inseparabili, sorrette da un sodalizio e una complicità indefettibili. Condividendo l’adorazione per il “padrone” Ribustini.

Il piccolo Giuliano e un nonno “putativo”. Dato che la mamma era impegnata col lavoro, fin da piccolissimo, Giuliano era affidato alla cura della Tina e della Nena le quali, nubili e senza figli, se ne occupavano amorevolmente. Raccontavano che anche il professore accarezzasse il neonato e ne fosse letteralmente innamorato.

Riferisce Giuman: “Mi hanno sempre coccolato. Ho dormito nel letto con la Tina fino all’età di 13 anni. Consideravo entrambe le mie nonne. Come anche per me era mio nonno Ulisse Ribustini nel cui mito ero cresciuto. Ammirandone le opere e la leggendaria figura”.

Un lascito speciale. Tanta era l’affezione di Ulisse Ribustini verso il neonato che dispose, verbalmente, che l’appartamento del primo piano dove il piccolo risiedeva con la famiglia gli venisse intestato.

Peraltro Ribustini non era sposato e non aveva figli. Alla sua morte (nel giugno del 1944) i beni andarono dunque al parente più prossimo, ossia al nipote Giuseppe (figlio di una sorella), lui stesso pittore, discreto copista. Risulta che Giuseppe avesse affiancato lo zio in diversi lavori come aiutante.

Giuseppe rispettò la volontà dello zio e fece intestare il bene a Giuliano.

Dopo la morte di Ribustini le due domestiche continuarono a vivere nell’appartamento del secondo piano. Mentre Giuliano, che aveva messo su famiglia per conto proprio, abitava con la moglie e col figlio Marco al primo piano, divenuto di proprietà.

L’Inviato Cittadino era affittuario della stessa proprietà al terzo piano. Mentre il quarto era impegnato da una inquilina che invero non c’era mai. Tanto che la Tina e la Nena avrebbero poi affidato questo luogo a Giuliano che muoveva i primi solidi passi verso la carriera di pittore e ne avrebbe fatto il suo studio.

Le opere in mostra alla Penna (un certo numero di quei cartoni, realizzati con tecnica mista) erano conservate dalla Tina e dalla Nena, in una cartella legata con un nastro. Mi è capitato più volte di vederle e di sentirmele offrire quasi “da regalo”. Ma ero troppo giovane e inesperto e pensavo alla musica, allo studio, alle ragazze. A quelle cose, insomma, che interessano i giovani.

In un prossimo servizio parlerò del contributo importante fornito da Giuman per la realizzazione di questa mostra, voluta da Leonardo Varasano ed esemplarmente curata da Maria Luisa Martella. E come l’arte di Giuman discenda, “per li rami”, da quella di Ribustini e di Dottori. Con piglio straordinariamente originale.

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