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INVIATO CITTADINO Quando i colonnini di travertino spariscono e ricompaiono

Ha ragione l’architetto urbanista Mauro Monella (Italia Nostra) a scagliarsi in accorate geremiadi contro la dissennata gestione dell’arredo urbano

Quando i colonnini di travertino spariscono e ricompaiono. Così si distrugge la facies storica dell’arredo urbano.

Ha ragione l’architetto urbanista Mauro Monella (Italia Nostra) a scagliarsi in accorate geremiadi contro la dissennata gestione dell’arredo urbano.

C’è stato un tempo in cui questo genere di colonnino a cappello punteggiava strade e belvedere. Ne restano ancora lungo viale dell’Indipendenza, nella parte superiore di via Cesare Battisti. Anche quelli davanti alla chiesa del Gesù sono della stessa natura, sebbene più filiformi.

Come la splendida balconata che delimitava la chiesa cattedrale: materiali improvvidamente rimossi per essere sostituiti con una pessima ringhiera in ferro.

Abbiamo più volte chiesto che fine avessero fatto i colonnini liberty che (provvidenzialmente) impedivano l’accesso all’attuale piazzetta Ruggero Puletti, antistante Palazzo Gallenga e oramai ridotta a un parcheggio disordinato e puzzolente.

Ora, Monella - che si qualifica come uno degli ultimi e più ostinati difensori dell’arredo urbano storico - ci comunica di aver individuato alcuni di questi colonnini soggetti alla diaspora. 

Stigmatizza giustamente (con la dicitura “colonne takeaway”) l’operazione di trasferimento dei colonnini lapidei tipici della città storica, per abbellire a mo’ di vintage l’ingresso di una polisportiva in quel di Borghetto di Prepo.

Da dove provengono? Forse dal tratto iniziale di via Cesare Battisti, sul lato Unistra. Ma poco importa. È il senso dell’operazione di ‘damnatio memoriae’ che irrita e sconcerta.

Mauro, siamo con te. Specialmente quando affermi: “Scongiurare questi atti omologanti e omogeneizzanti, ahimè fin troppo diffusi, non è difficile, anzi è possibile: le risorse non mancano, né mancano gli spazi adeguati, e l’arredo tornerebbe in tal modo a contribuire in maniera basilare alla riconquista, alla resurrezione della passione per la città”. 

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