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Intitolata al professor Mauro Chiocci l’Aula di Musica dell’Istituto Comprensivo Perugia 1 Francesco Morlacchi

Un atto dovuto, questa intestazione, al docente e all’uomo la cui vita è stata uno slalom fra le righe del pentagramma

Intitolata al professor Mauro Chiocci l’Aula di Musica dell’Istituto Comprensivo Perugia 1 Francesco Morlacchi. Nel corso di una cerimonia intensa e toccante, all’interno dell’ex palestrina, oggi auditorium. Siamo all’Elce, nella Leonardo da Vinci, unica scuola media perugina a indirizzo musicale. Un atto dovuto, questa intestazione, al docente e all’uomo la cui vita è stata uno slalom fra le righe del pentagramma: come docente, direttore di coro, appassionato edituo di Euterpe. “Docente stimato dai colleghi e dagli alunni per la sua professionalità, passione e umanità”, sta scritto sulla targa, scoperta con emozione dall’assessore Luca Merli, dalla vedova Isabella Sciurpa, dalla dirigente Roberta Bertellini.

Una definizione che dice e lascia intendere quanto incolmabile sia il vuoto di un’assenza che si trasforma in presenza perenne da nume tutelare, attraverso il sentire e le parole vergate da tanti ragazzi. I cui pensieri e sentimenti si riassumono efficacemente nelle parole scritte sui fogli appesi alle pareti dell’aula di fresca intestazione. O pronunciate con emozione altissima, come è vera e palpitante quella che alberga nei cuori sinceri. L’occasione è propizia per celebrare la musica e la memoria di Mauro, come di certo anche lui avrebbe voluto. 

Ossia attraverso un saggio, vocale e strumentale, che è frutto di un laboratorio di trenta ore. Tanti ricordi scritti e letti dai ragazzi, con commozione alle stelle. Perché il pianto è liberatorio e apre l’anima. E poi la musica e il canto si levano alte come una preghiera. Un dialogo ininterrotto con chi tanto ha dato. Emozionati i figli Cristina e Francesco, la moglie Isabella, il fratello Gianni, il collega e amico musicista Carlo Pedini. E tanti altri, attenti e silenziosi, perché la musica è rito. Gli allievi sotto i riflettori: Adan Ahmartati (piano), Tommaso Bruschi (flauto), Emanuele Corallini (chitarra), Giacomo Formisano (letture), Raffaele Mancini, Elia Mirabassi, Lao Shayeki, Jastin A. Tierra Garcia, Gabriele Tofanelli, Gabriele Ciacci, Francesco Moretti (chitarra), Neri Mugnai (violoncello), Manuel Pierini, Greta Rakipaj (pianoforte), Simona Cavorsi (voce).

Per gli esperti e tutor: Maria Cecilia Berioli (violoncello), Giuseppina Botta (flauto), Agnese Gatto (pianoforte), Francesco Vitillo (chitarra). Al termine della cerimonia, Maria Cecilia Berioli e Agnese Gatto eseguono “Après un rêve” di Fauré: “Eri raggiante come un cielo illuminato dall’aurora./ Mi chiamavi, e lasciavo la terra / per fuggire con te verso la luce; /per noi i cieli schiudevano le nubi”. Un incontro, sognato, col carissimo Mauro. Che se ne starà certo a dirigere un coro di cherubini. Pronto ad arrabbiarsi, e a consigliare quando sbagliano. Perché lui era così: severo e indulgente. Ma pure “diligente”, ha scritto un ragazzo.

Ciascuno ha dato il meglio di sé. Perché Mauro è ricordato come educatore persuaso e appassionato. Sino alla fine e per sempre. Un insegnante convinto del fatto che le persone, e i giovani soprattutto, non siano dei vasi da riempire. Ma delle fiaccole da accendere.

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