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Chiacchierata con Simona Marchini. Mi sento umbra fino al midollo… e anche perugina, grazie a Vaime

Chiacchierata con Simona Marchini. Mi sento umbra fino al midollo… e anche perugina, grazie a Vaime.

Nel capoluogo per le repliche di “Mine vaganti” al Morlacchi, Simona è disponibile a una rimpatriata con l’amico di sempre, Umberto Marini, giornalista-scrittore (con lei in foto). Umberto è stato antico sodale di Enrico Vaime che, nato a Perugia (al Borgo Bello), era di casa fra i travertini della Vetusta. Dove tornò più volte per presentare libri, ricevere premi (quello alla Cultura dell’Accademia del Dónca), spesso accompagnato da Simona e da altri amici, come Pierfrancesco Poggi cui aveva insegnato il dialetto perugino.

Già nell’incontro di giovedì col pubblico, Simona aveva ricordato le origini della famiglia in quel di Moiano, dove i Marchini (famiglia di costruttori) misero mano all’edificazione della Casa del Popolo, in cui restano tracce iconografiche e testimonianze della loro presenza (del nonno e del padre).

Dice Simona: “Conservo in me l’umbritudine, la riservatezza che mi ha indotto a sentirmi sempre ‘persona’, non ‘personaggio’”.

A proposito delle sue performance attoriali (cominciate all’età di quattro anni) commenta con la solita autoironia: “Mi ritengo un caso, non un’attrice”. E si sofferma sul lato fanciullesco legato alla recitazione, alla necessità di autorappresentarsi in personaggi diversi, umanissimi. Non senza sottolineare la necessità della cultura, della riflessione sul mondo e su noi stessi che il teatro, l’arte e la letteratura sono in grado di offrire. Specie in momenti come l’attuale.

Ed è facile collegarsi a snodi della storia familiare, coi suoi fieramente antifascisti, resistenti, partigiani comunisti. Prima che la parola diventasse impronunciabile. E la semplicità della mamma, pronta a fare le fettuccine per gli amici e ospiti improvvisati.

Poi, riservatamente, riferisce spigolature personali. Come la delusione per l’arroganza di un funzionario Rai (di una presidenza che è bene dimenticare) il quale, rozzamente al telefono, le comunicò che il contratto radiofonico a Black Out non le veniva rinnovato. E quell’ultima volta con Vaime in cui, ai microfoni Rai, ebbe la soddisfazione di affermare: “Non sono il personaggio, ma la persona Simona Marchini che vi dice ‘non ho padrini politici, non ho grazie e parti anatomiche da esibire – e non lo avrei fatto nemmeno quando ero giovane – la stagione attuale non ha bisogno di cultura e di senso dell’umorismo”. Ossia come andarsene con dignità, senza genuflessioni e strizzatine d’occhio ai potenti. Tanti i testi, i monologhi di arguta ironia, scritti nel corso degli anni. E poi le regie, le iniziative di arte e cultura. Dice: “Ho ripreso in mano l’impegnativo progetto di riapertura della Galleria Nuova Pesa, aperta da mio padre nel 1959, chiusa nel 1976”. Simona l’ha riaperta nel 1985. È una vera esperta e cultrice d’arte, collezionista di rango e mecenate d’artisti.

Simona, conoscitrice del mondo della lirica, ha scritto – anche con Erico Vaime – spettacoli memorabili. E sa cantare opera, operetta, musica di ogni genere.

Ora le hanno chiesto di riproporre – per le Forze Armate – un suo strepitoso spettacolo “Croce e delizia, signora mia” (di cui è autrice, attrice, regista) in cui monologa sulla trilogia “Traviata-Trovatore-Rigoletto”, accompagnata da un pianista di vaglia che esegue le variazioni di Liszt.

Il suo amore per la cultura è noto. Parlando con la collega Iaia Forte propone: “Domani andiamo a Palazzo della Penna a vedere le lavagne di Joseph Beuys e la collezione Dottori”.

Fra i progetti perugini discussi con l’Inviato Cittadino, quello di presentare l’autobiografia “Corpo Estraneo. La mia vita fra arte, musica e teatro” (Baldini & Castoldi), un regalo che ha voluto farci/farsi per un genetliaco importante. Simona racconta la propria storia con umorismo e un fondo di amarezza: le tante esperienze radiofoniche, teatrali, televisive…

Perché “corpo estraneo”? Perché, in fondo, si è sempre sentita tale. Per la difficoltà di essere accettata in un mondo geloso, esclusivo. Un’intellettuale prestata al mondo dello spettacolo, in cui ha saputo ritagliarsi uno spazio originale e apprezzato. La presentazione del libro a Perugia in maggio, al termine della tournée teatrale. Avremo modo di riparlarne.

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