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Mercoledì, 24 Aprile 2024
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Coronavirus | L'analisi del medico e vice-sindaco Tuteri: "Ecco perchè ad oggi non possiamo sapere quando le restrizioni finiranno"

Gianluca Tuteri oltre che essere il vice-sindaco di Perugia è uno stimato medico. Ha voluto dare il proprio contributo per capire meglio il difficile momento che stiamo vivendo. "Importantissimo è l'uso delle mascherine se si esce da casa..."

Riceviamo e pubblichiamo l'intervento-analisi sul virus, sui tempi e sull'importanza delle mascherine da parte. Gianluca Tuteri oltre che essere il vice-sindaco di Perugia, è anche un medico. Buona Lettura

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“Per fermare il COVID-19 – osserva il vice sindaco Gianluca Tuteri – è necessario arrivare all’immunità di circa i due terzi della popolazione (la cosiddetta immunità di gregge). Ciò è possibile in due modi, o sviluppando la malattia o attraverso il vaccino. Quest’ultimo, purtroppo, non sarà disponibile prima di 12-18 mesi. Quanto alla prima soluzione, va detto che i due terzi della popolazione possono sviluppare la malattia più o meno velocemente. Il sistema rapido è quello che avrebbe voluto adottare il primo ministro inglese: in circa 3-5 mesi, senza applicare misure di contenimento, circa il 90% della popolazione sarebbe stata contagiata e il virus a quel punto non sarebbe più circolato scontrandosi solo con individui protetti. Le conseguenze di questa scelta sarebbero state catastrofiche: un numero impressionante di morti (di fatto l’annientamento di una generazione) e collasso/distruzione del sistema sanitario.

Il sistema di contenimento che stanno adottando, sulla scorta del modello cinese, la maggior parte dei paesi, prevede invece un rallentamento “guidato” della diffusione del virus tra la popolazione, che a tal scopo viene “confinata” nelle proprie abitazioni. Questa soluzione viene adottata per ridurre il più possibile il numero dei morti, nonché per permettere ai nostri ospedali di poter accogliere tutti i pazienti bisognosi di cure, senza dover trascurare nessuno. Ciò in Italia ed a Perugia è possibile grazie agli enormi sacrifici compiuti dal personale sanitario che non si è limitato a fornire il proprio servizio clinico anche ben oltre l’orario stabilito, ma ha trascorso il tempo del meritato riposo a studiare, a leggere miriadi di protocolli continuamente rinnovati. Eppure di fronte a tanta dedizione c’è addirittura qualcuno che vigliaccamente vorrebbe denunciarli. Un ulteriore motivo è il tempo concesso ai ricercatori di approntare le terapie più efficaci con la speranza di trovare quella migliore.

E’ impressionante la solidarietà che si è sviluppata tra gli scienziati di tutto il mondo: ogni nuovo dato utile viene condiviso in tempo reale. Forse l’Europa dovrebbe prendere esempio da loro. E’ a tutti noto che questo è un nuovo virus, mai affrontato prima. Tutto ciò che viene fatto nel tentativo di contrastarlo è, quindi, assolutamente sperimentale. Ma si badi bene, sperimentale non vuol dire pericoloso per il paziente, perché per il medico la prima regola del proprio agire è non arrecare danno al paziente. Dobbiamo avere riconoscenza e fiducia, quindi, nei nostri scienziati perché è grazie a loro che usciremo da questa situazione. Va chiarito che i disagi che stiamo subendo per quanto difficili da sopportare sono il male minore se rapportati alla bestialità del virus. In questo momento terribile ci siamo adeguati anche nella nostra città alle stringenti regole che ci sono state imposte, mostrando un senso del dovere, uno spirito di sacrificio, un altruismo, un senso di patria che tenevamo nascosto nel nostro intimo e che i detrattori ci accusavano di non avere. 

Il rallentamento della diffusione dell’epidemia ha però, un suo prezzo, in quanto allunga necessariamente i tempi di uscita dal rischio infettivo. A oggi, non siamo in grado di sapere quando l’effetto gregge potrà essere raggiunto e dunque quando potremo tornare alle nostre vecchie abitudini. Gli scienziati indicano in 3-5 mesi la durata di un isolamento utile per non favorire l’avvio di una seconda ondata epidemica. Al momento si ipotizza di allentare gradualmente le restrizioni imposte non appena si interromperanno i nuovi casi. Molti , peraltro, si interrogano sul perché, nonostante la chiusura, continuino a verificarsi nuovi casi. I motivi sono molteplici: innanzitutto le chiusure non sono e non possono essere totali, visto che molti lavoratori impegnati in attività strategiche continuano a muoversi . Tra questi evidentemente non è possibile escludere che non ci siano soggetti positivi. 

Proprio a tal proposito, è fondamentale che tutte le persone che escono dalle proprie abitazioni per recarsi in luoghi pubblici (sedi di lavoro, supermercati, farmacie, ecc) indossino la mascherina strumento utile non solo per noi stessi ma anche e soprattutto per gli altri. Quindi allo slogan, #io restoacasa ne andrebbe aggiunto anche un altro: #esc solosenecessario #conlamascherina. Va precisato che non servono mascherine speciali essendo sufficiente allo scopo anche un semplice foulard legato dietro la testa o una sciarpa o il collo di una maglia sollevato a coprire bocca e naso. Se poi, come molti scienziati pensano, le temperature estive dovessero rallentare la diffusione del virus, sarebbe la svolta.

Da queste riflessioni emerge che, anche nella migliore delle ipotesi, il percorso sarà duro. Anche se già ora stiamo pagando un caro prezzo con le limitazioni imposte alle nostre libertà, dobbiamo renderci conto che ognuno di noi gioca un ruolo attivo per il superamento dell’epidemia. Perché la difesa dalla diffusione del virus si attua su due livelli parimenti utili: quello del sistema sanitario negli ospedali e quello di ciascun cittadino sul territorio, entrambi decisivi. Ognuno di noi (medico o cittadino che sia) ha quindi un ruolo determinante in questa battaglia e Perugia non fa eccezione. Basta, infatti, che una sola persona decida di disattendere le regole per creare una piccola falla tale da far crollare l’intero sistema. Pertanto rivolgo un invito a tutti i perugini ad attendere con pazienza e
fiducia quello che a tempo debito ci diranno gli scienziati. Ma ciò che più temo, in questa fase, non è la durata della pazienza degli italiani, dei perugini, ma quella dei nostri governanti.

Per quanto tempo vorranno lasciare le decisioni e i riflettori in mano agli scienziati? Quando riprenderanno il palcoscenico dichiarando il prevalere della preoccupazione economica su quella sanitaria?”.


 

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