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“La vera risorsa culturale, oggi, è la provincia”. Chiacchierata a ruota libera con Fausto Bertinotti

L’ex presidente della Camera, dopo il disimpegno dalla politica, non rinuncia ad occuparsi attivamente di cultura: lo ha fatto e lo sta facendo alle Università di Perugia, Camerino e Lecce

“La vera energia culturale, oggi, muove dalla provincia. Ha risorse di storia, tradizione, identità, dialogo intergenerazionale e interculturale”. Parola di Fausto Bertinotti, intercettato davanti all’Hotel Brufani con l’amichevole mediazione del professor Elmo Mannarino, illustre clinico e suo buon amico.

L’ex presidente della Camera, dopo il disimpegno dalla politica, non rinuncia ad occuparsi attivamente di cultura: lo ha fatto e lo sta facendo alle Università di Perugia, Camerino e Lecce. Tiene corsi sui temi della globalizzazione in economia. Intrattiene stretti rapporti, attraverso collaborazioni e conferenze, col nuovo mondo cattolico. Conduce con mano sicura e piglio autorevole, – sulla scia del suo maestro Lelio Basso – il prestigioso bimestrale “Alternative per il Socialismo”, con lo scopo di contribuire a ricostruire una cultura politica per la sinistra in Italia e in Europa. Nella convinzione che “La sinistra sta pagando a caro prezzo la desertificazione dei luoghi delle esperienze politiche e la scomparsa dell’organizzazione della ricerca di una cultura politica di alternativa”.

Sostiene: “Si assiste a un vero rovesciamento rispetto a quanto accadeva negli anni ’60/70/80, quando l’elaborazione culturale era frutto delle metropoli. Oggi il centro propulsore è la provincia che conserva una vita culturale e di relazione”.

Come la pensa sull’Umbria?          

“L’Umbria ha accumulato esperienze e Istituzioni culturali che la rendono ancora vivace e produttiva: pensiamo ai teatri, ai Festival del Jazz, a quello del Giornalismo o a Spoleto. Con un interesse esteso di intellettuali e ‘produttori’ di cultura”.

“Magari – puntualizza Mannarino – l’asse di partecipazione a Spoleto si è spostato da Milano a Roma, dal mondo intellettuale a quello imprenditoriale, riferendosi alle sponsorizzazioni, comunque proficue. Ma resta alto il profilo legato alla figura di Giancarlo Menotti e al suo milieu culturale e relazionale”.

“Le risorse di Penna, per la letteratura, e di Capitini, per il messaggio pacifista e nonviolento, sono ancora spendibili”.

“C’è di più – puntualizza Bertinotti – si sommano al messaggio spirituale e pacifista di Francesco, il portato dell’industrializzazione e della cultura operaria del ternano. Penso a quel film che si chiamava appunto “Acciaio”. E poi l’industria manifatturiera, il dialogo e il confronto col mondo cattolico. E, infine, il filo rosso coi giovani”.

E oggi?

“Con la crisi della politica e delle Istituzioni, la cultura deve cavarsela da sola, anche perché si fatica a creare  nuovi poli di produzione e diffusione”.

“Esiste poi il problema delle infrastrutture e del tradizionale isolamento dell’Umbria – dice Mannarino – con un territorio ridotto a isola, tranne forse Spoleto, anche in ragione delle sue matrici romane e alle diramazioni internazionali”.

“Ci salva, in parte, il mecenatismo”, soggiunge Bertinotti. E il riferimento, neanche troppo velato, è a figure come quella di Brunello Cucinelli.

Cos’è cambiato, rispetto a un tempo? E qui l’espressione di Bertinotti si vela di nostalgia.

“Una volta erano i partiti la vera fucina culturale: si pensi al cinema, all’arte declinata nelle sue numerose forme. Da qui, si diramava il messaggio, fino a raggiungere i vari settori della società”.

Fausto Bertinotti, Elmo Mannarino: due visioni di grande, impietosa lucidità.

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