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Domenica, 1 Ottobre 2023
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INVIATO CITTADINO Il credo artistico del pittore perugino Fausto Minestrini

“Dipingo il calore del sole, il rumore del vento, il silenzio della Luna”

“Dipingo il calore del sole, il rumore del vento, il silenzio della Luna”. Ecco il credo artistico di Fausto Minestrini, “pictor optimus perusinus”.

Quando il linguaggio pittorico smargina nella pura poesia, non c’è bisogno di raccontare per immagini intrise di nudo realismo, ma si può affabulare per simboli, superando la forma nel nome di ardite contaminazioni. Così notiamo, nelle tele di Minestrini, applicazioni, combustioni, stoffa e manoscritti perfettamente inseriti in uno story board di singolare fascino.

Viviamo di simboli, forse perché, come scrisse Oscar Wilde, “L’uomo stesso è un simbolo”. E Minestrini sembra ispirarsi a questo principio, quando ci propone mutevoli rappresentazioni del mondo nell’evolversi fenomenico dell’universo che c’è fuori e dentro di noi. Fino ad indagare abissi insondabili, vertigini immense nelle ignote latitudini della coscienza individuale e collettiva. Una geografia dello spirito profondamente condivisa.

Lo studio-abitazione di Minestrini è un antico mulino ad acqua cinquecentesco, che conserva reperti gelosamente custoditi, a reminiscenza della continuità creativa di innumeri generazioni, memori di scelte esistenziali improntate alla complessità nella semplicità. Alla storia, si direbbe, di modi e mondi d’antan, che rappresentano stili di vita da tutelare.

Fausto si è inventato tecniche ardite, procedimenti, misteriosi e trasparenti, tanto da trovare estimatori, galleristi, clienti nel globo terraqueo: dagli Stati Uniti a Dubai, dall’Europa alla Cina.

Un linguaggio universale, trasversale ai singoli idiomi e agli atteggiamenti mentali, perché si tratta di una quintessenza archetipica e dunque condivisibile al di là dello spazio e del tempo.

Musei, pinacoteche, case di collezionisti ospitano le sue opere. Il cui valore aggiunto è, da qualche tempo, l’utilizzo di nuovi materiali come vetro, plexiglas, acciaio… e perfino ferro vecchio. Così capita di intercettare nel suo studio un cerchio di botte con inserita una tela dove si raccontano stordimenti e sogni, trasfigurati in espressioni pittoriche di singolare appeal.

Un epifenomeno dell’indicibile, una narrazione trasparente e misteriosa, una suggestione che ci accomuna nel mistero eterno dell’avventura esistenziale. Facendoci riconoscere insieme la nostra forza e le nostre fragilità.

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