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Venerdì, 19 Aprile 2024
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Il Corciano Festival rende omaggio al drammaturgo Artemio Giovagnoni con una straordinaria messa in scena del Ciofetta. A mali estremi... estremi rimedi

Il Corciano Festival rende omaggio al drammaturgo Artemio Giovagnoni con una straordinaria messa in scena del Ciofetta (titolo completo “Beniamino Ciofetta, appaltatore”). Il Gruppo Teatrale Artemio Giovagnoni-Città di Perugia si mostra fedele allo slogan “the show must go on”. A tutti i costi.

Il diavolo ci aveva messo lo zampino, facendo ammalare di covid Leandro Corbucci, titolare del ruolo di Beniamino. Ma la Compagnia non si è persa d’animo e ha promosso sul campo il collega e amico Daniele Canestrelli. Il quale, a poche ore dal debutto, ha fatto una full immersion e si è presentato in scena leggendo, da par suo, il copione.

Il pubblico ha compreso e applaudito.

La commedia, se non la più bella, è certamente la più popolare del drammaturgo-scultore. Mette in scena una storia di amorazzi e tradimenti volta a buon fine. Grazie alla collaborazione di amici della donna tradita: la moglie, impersonata da Rosanna Regni, in grande spolvero, sia nelle vesti di moglie cornificata, sia in quelle di prostituta, facies assunta per riconquistare il marito fedifrago. Ricordiamo in quel ruolo Fausta Bennati, comicissima, dalla mimica sorprendente e dal fisico debordante. Ma Rosanna ci ha messo del suo e, anche nel ruolo della Brunona di Monterotondo, ha fatto bella figura.

Monica Arlotta è stata la Rosellina, amante spregiudicata, protesa all’acquisizione del “quartierino” (questo il titolo iniziale della pièce) in cambio della sua “generosità” sessuale. L’avevamo già vista e applaudita in quel ruolo. Come non avevamo dubbi sulla credibilità di Giuliana Mattioli nel ruolo della maga, di Emanuela Trippolini nelle vesti dell’amica-consigliera Benilde, di Fabrizio Galmacci in quello del capo muratore Rigo.

Ci ha meravigliato Gino Puletti nella parte che fu di Paolino Granozzi e poi di Franco Piazzoli. Il vecchietto Santino, con la sua fida gallina, è da sballo. Una figurina minore, ma completa e di decantazione del plot, straordinariamente divertente. Ricordo che Paolo la riscriveva ogni volta, facendo arrabbiare Giovagnoni e disorientando i colleghi ai quali forniva sempre una battuta diversa. Gino è stato all’altezza degli illustri predecessori. Il meccanismo (plautino) della reiterazione funziona sempre.

Eccellente la prestazione di Gian Franco Zampetti, capocomico e factotum, sulla scena e dietro le quinte. Il suo Polpetta pare scritto su misura per le sue doti istrioniche e per l’appeal esercitato sul pubblico. Gli basta muoversi, accennare un gesto, per tenere saldamente alla cavezza gli spettatori.

È accaduto anche ieri sera. Come sempre. Perché a Zampetti non serve recitare. Gli basta essere se stesso. Comico e umano, ilare e generoso, colto e… apparentemente ruspante.

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