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Martedì, 16 Aprile 2024
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Le cassette di San Francesco al Prato hanno "parlato": sono i resti di Ascanio della Corgna e dei suoi familiari

Il professor Bacci ha resi noti i risultati degli accertamenti effettuati sulle spoglie storicamente conservate nel pantheon cittadino. Dagli esami individuate anche sepolture ancora non note

La scienza sembra confermarlo: lo scheletro di sesso maschile contenuto nella prima delle nove cassette di San Francesco al Prato esaminate dal professor Mauro Bacci, direttore dell’ Istituto di Medicina Legale dell’Università di Perugia, e dalla sua équipe appartiene, con molta probabilità, ad Ascanio Della Corgna, marchese di Castiglione del Lago, cavaliere di ventura e architetto, nipote di papa Giulio III, comandante della fanteria cristiana nella battaglia di Lepanto del 1571, morto in quello stesso anno, di ritorno verso casa.

A confermarlo è stato lo stesso professor Bacci che, insieme a Marta Bianchi, Sara Gioia e Laura Panata, ha effettuato l’attenta ricognizione dei resti ossei rinvenuti all’interno delle cassette custodite da tempo immemore nel monastero di San Francesco al Prato.

“Abbiamo esaminato le caratteristiche delle ossa, ricomposte seguendo la concordanza strutturale dei vari segmenti ed effettuato un’analisi antropometrica, da cui si ritiene che quei resti possano essere quelli di Ascanio Della Corgna – ha aggiunto - Dalle rilevazioni scheletriche effettuate abbiamo appurato che si tratta di un uomo, alto circa 180 cm, possente, con corporatura compatta e muscolatura ben sviluppata, tutte caratteristiche che trovano corrispondenza nell’iconografia del condottiero così come raffigurato in diversi dipinti e nel busto marmoreo, e dall’esame della sua armatura conservata a Vienna, nel Museo della caccia e delle armature. In più – ha proseguito Bacci - il teschio contenuto nella cassetta numero 1 presenta una conformazione mandibolare coerente con il prognatismo (mandibola sporgente rispetto alla mascella) evidente nell’iconografia stessa. Tutte caratteristiche queste, peraltro, che abbiamo rinvenuto solo nello scheletro della cassetta 1".

Le nove cassette, secondo le testimonianze, contengono i resti di alcuni membri della famiglia Della Corgna. Secondo Francesco Modestini (1776) si tratterebbe di 5 adulti e 2 bambini, ovvero, oltre allo stesso Ascanio, di sua sorella Laura, morta a 76 anni, di Diomede, nipote di Ascanio, di sua moglie Porzia Colonna e del figlio più grande Ascanio II, quindi dei più giovani figli di Diomede e Porzia, Fabio e Cesare. In realtà, dall’analisi effettuata dall’équipe del professor Bacci vi sarebbero anche ossa appartenenti ad un altro scheletro di soggetto femminile in età medio avanzata, altre attribuibili a soggetti di sesso femminile di età infantile e a un soggetto maschile in età avanzata, non attribuibili a nessuno dei membri noti della famiglia. Ciò si deve, con molta probabilità al fatto che nel tempo, a causa delle numerose estumulazioni e dell’incuria in cui versava la sepoltura, siano finiti nelle cassette anche resti diversi o che vi siano, in ogni caso, imprecisioni nelle testimonianze al riguardo.

Secondo Gianfranco Cialini, fondatore del Lions Club Corciano Ascanio della Corgna, che ha promosso la ricognizione, l’ulteriore scheletro maschile sarebbe attribuibile a Federico Della Corgna, morto nel 1614.

“E’ giusto – ha spiegato Cialini - che Perugia renda una degna sepoltura ad Ascanio Della Corgna, condottiero che ha segnato la storia del nostro territorio e del nostro paese, al cui funerale, l’11 dicembre 1571 parteciparono circa 5mila persone. Da Roma, dove morì a casa del fratello Fulvio, cardinale, di ritorno da Lepanto, il corpo di Ascanio fu imbalsamato e trasferito a Perugia a spese della Camera Apostolica. Qui si tenne un suntuoso funerale di cui ci rimane una precisa descrizione. Poi, con l’estinzione della casata nel 1646 si è assistito ad un progressivo abbandono della cappella e del suo contenuto”.

La ricognizione, promossa e autorizzata dal Comune di Perugia, era iniziata lo scorso 13 novembre, dopo che le nove cassette con i resti scheletrici di alcuni componenti della famiglia Della Corgna erano state trasferite al cimitero monumentale da San Francesco al Prato, nel cui monastero erano custodite.

“La scienza al servizio della storia ci aiuta a ritrovare le nostre origini laddove la memoria non basta – ha detto il vice sindaco Gianluca Tuteri, intervenuto in rappresentanza dell’amministrazione alla conferenza- D’altro canto, è la scienza il vero motore del nostro benessere. Ma se la scienza ci spinge verso il futuro, è la storia che ci consegna la conoscenza del passato, senza la quale è difficile proiettarsi in avanti".

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