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INVIATO CITTADINO I giorni della merla... tutti i pass(e)ri senza coda

La tre giorni del gelo, aspettando la fatidica Candelora

Il detto “ardice”. Ossia la realtà gli corrisponde. C’è chi sostiene che la tre giorni del gelo cominci da oggi, e chi, invece, la data a far capo da ieri, San Costanzo. Ma è certo che il detto meteorologico non si smentisce. E, quest’anno come non mai, induce a dare credito al brocardo che si applica a partire dal 1° Novembre (“P i Santi, capèllo e guanti”).

Altro che cappello e guanti! Oggi ci vuole un pastrano pesantissimo e maglia di lana rinforzata.

L’arco cronologico della “tre giorni del freddo” va a finire al 31 gennaio o al 1° febbraio. Sarà poi la Candelora (il 2 febbraio) a confermare le previsioni per la prossima primavera.

Tradizione vuole questi tre giorni siano i più freddi dell’anno. Sono denominati  “i giorni della merla” e l’origine del detto si rifà a una leggenda popolare che chiama in causa il pennuto. E la vicenda strappalacrime di una ragazza affetta dal mal d’amore.

L’antropologia popolare riferisce che la merla, inizialmente dotata di un piumaggio bianco latte, per salvarsi dal gelo, avrebbe trovato riparo in un camino e il suo manto si sarebbe quindi sporcato, divenendo grigio a causa della fuliggine. Anche se è il merlo maschio ad avere il piumaggio nero più accentuato.

La tradizione aggiunge che addirittura le code degli uccelli, necrotizzate dal ghiaccio, sarebbero cadute. Siamo nell’alveo dell’affabulazione contadina che vedeva con favore il periodo dell’anno, dato che non c’erano lavori urgenti da svolgere. Così i racconti intorno al focolare cementavano gli affetti e legavano le generazioni.

Riguardo alle basse temperature, un detto scherzoso recita: “Pi giorni dla merla… tutti i pass(e)ri senza coda!”, alludendo alla caduta della coda del pennuto, necrotizzata dal ghiaccio. La frase viene pronunciata ironicamente anche nei riguardi di chi si lamenta del freddo… esagerando un po’.

Esiste anche una seconda versione popolare più… romantica. E più perugina. Il nome di questa tre giorni legata al volatile si rifarebbe a un cognome umano. Nello specifico, al fatto che l’abitazione di una giovane donna fosse divisa da quella del suo amante a causa di un torrente non guadabile. L’unico espediente era dunque quello di attraversare il corso d’acqua camminando sulla superficie ghiacciata. La ragazza pregò i santi che facessero scendere le temperature fino a far gelare quel torrente. Preghiera che la bontà divina accolse, ripetendo il miracolo anche per gli anni successivi.

Ma cosa c’entra la merla? La spiegazione risiede nel fatto che quella ragazza avrebbe fatto di cognome MERLI, assai diffuso da noi (tanto da avere, al Comune di Perugia, un assessore in carica che porta tale cognome).

La ragazza apparteneva dunque a quella famiglia dei Merli. Era, appunto, una “merla”.

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