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INVIATO CITTADINO Giampiero Mirabassi rilancia il cabaret alla perugina

Fra ironia e cultura, un persuaso omaggio alla donna e all’amore

Giampiero Mirabassi rilancia il cabaret alla perugina. Fra ironia e cultura, in omaggio alla donna e all’amore.

Un 8 marzo retard. Anche per evitare sovrapposizioni. Quello voluto da Deanna Mannaioli, dell’Associazione culturale “Pegaso” di Marsciano.

Nella Sala Capitini, uno spettacolo che sarebbe stato colpevole perdere. Ma che verrà di certo riproposto in altri pubblici contesti.

Gli avvocati Giampiero Mirabassi e Susanna Bianchi, sodali di studio e di interessi artistico-culturali, hanno chiamato in causa Leandro Corbucci a dare una mano in chiave di recitazione e il pianista Enrico, che da Giampiero discende “per li rami” del figlio Gabriele. Una famiglia che col pentagramma ha una certa ‘confidenza’.

Giampiero rispolvera dei suoi antichi evergreen come “Ultimi”, la poesia che fu cara a Enrico Vaime e che racconta un nostalgico “come eravamo”, tra storia e antropologia.

Chiamato in causa l’amico Giulio Bartolucci, special guest, col suo vocione che conquista e la dolcezza che commuove. Anche quando racconta la “fuitina” dell’Ada, rude figura contadina.

C’è poi “Scarpe larghe”, poesia-racconto intrisa di povertà (di mezzi) e ricchezza (di sentimento).

Il tutto declinato sul versante della donna, della letteratura, del mito, dell’amore di ieri e di oggi. Ma anche di critica alla superficialità dominante, a mode e modi che spersonalizzano, banalizzano e uniformano al basso la personalità e le persone.

Tanti i riferimenti al linguaggio e al mondo dell’informatica, quando anche l’amore si fa percorso tecnologico, irto di parole anglicizzanti che distruggono identità e fanno diventare il sesso un arido hardware.

Innumerevoli le citazioni letterarie, anche alte. Per scoprire che ci si può divertire in modo intelligente. Senza doppi sensi e turpiloquio. Una peruginità alta e orgogliosa.

Interventi, stacchetti, complicità. Da far rivivere le nostalgiche trasmissioni radiofoniche d’antan. Quando il divertimento era fresco e autentico. Ed eravamo tutti più liberi e innocenti.

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