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Martedì, 23 Aprile 2024
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Biblioteca delle Nuvole. Vi racconto il Salone dell’Umorismo di Bordighera. Le res gestae del meglio dell’umorismo mondiale

Vi racconto il Salone dell’Umorismo di Bordighera. Le res gestae del meglio dell’umorismo mondiale. Interessante presentazione alla Biblioteca delle Nuvole. Sotto i riflettori il volume di Paola Biribanti “Palme datteri e risate”, peraltro pubblicato dall’editore perugino Graphe.it.

Un piccolo lavoro che ricostruisce la storia (1947-1999) di oltre mezzo secolo di umorismo grafico.

Domande all’autrice sul come nasce la puntuale e documentata ricerca. Che svela uscire dalle sollecitazioni della rivista web Buduàr (scritto proprio come lo si pronuncia). E poi ci si chiede perché sia stata proprio Bordighera l’incubatrice di questa straordinaria creatura.

Dice Paola: “Mi sono accinta all’impresa perché ho verificato che mancava un libro in grado di raccontare le opere e i giorni del meglio dell’umorismo internazionale”. Aggiungendo di aver conosciuto la figlia del fondatore della Kermesse e da lì, a macchia d’olio, di aver utilmente dialogato coi non molti “sopravvissuti”, partecipi di quella straordinaria avventura.

Ed escono i nomi dei grandi, da Quito a Peynet. Ma l’elenco è lungo e dettagliato.

Paola ha raccolto documenti, testimonianze, foto, disegni, aneddoti e rimembranze… insomma: tutto quanto fa storia.

Su sollecitazione di Claudio Ferracci, anima e mente della Biblioteca delle Nuvole, interviene Sergio Cavallerin, disegnatore di rango che, appena quindicenne, si fiondò nella cittadina ligure e conobbe il gotha dell’umorismo mondiale. Gente accomunata dalla passione per la matita, divisa dalle appartenenze linguistiche, superate – a tarda notte – dalla comune affezione per il dio Bacco. Era tutto un parlare multilingua, un raccontare barzellette incomprensibili alle quali di rideva come atto di fede e di amicizia. Condividendo disegni e grafi, schizzi e frizzi, sollazzi e svolazzi, sgarbi e sberleffi. Nell’irriverenza totale come segno distintivo di intelligenza aguzza e diverso sentire.

Sergio racconta e affabula, potendo dire “io c’ero”. E rivela una verità lapalissiana, che forse sfugge ai più. Ossia che l’umorismo discende dal dramma, dalla mancanza di libertà, dalla sofferenza. È, insomma, una manifestazione tutta umana che sbarca, prima che dalla mano e dal pennarello, dal cervello e dal cuore, dalla sofferenza dell’avventura esistenziale, dal male di vivere, dall’afflizione che smargina nella volontà di esserci e sbeffeggiare il potere. Perché se lo merita. Sempre.

E si ricorda la rivista TFR, dell’ottimo Fabrizio Fabbri, cui hanno partecipato Prevignano e Cavallerin, Vergoni e Raponi, Ferracci e Chiacchiera, Corelli… e, in misura inferiore, chi firma questa nota, con qualche battutella salace.

Fra i testimoni anche l’amico Franco Prevignano il quale – insieme al mai troppo rimpianto disegnatore Marco Vergoni – ricevette un premio legato al Salone. Per un fortunato libriccino sull’ “Eros degli insetti”. Argomento che è già un programma. E che fa ridere di suo. Con intelligenza.

Insomma, un “come eravamo” che si trasforma in un “come siamo” e “come saremo”. Se è vero che, da quest’anno, è rinato un embrione di Salone. Che, dall’anno prossimo, potrebbe entrare in una nuova fase di rinascita. Perché, come si dice, “a volte ritornano!”.

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