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Storie e tradizioni perugine, torna l'antichissima festa della Madonna dei Cenciarelli

E' anche un modo per celebrare il miracoloso salvataggio di alcuni pastori, travolti da una frana nel discesone di Ponte Rio

Domenica prossima, 26 agosto, si rinnova l’antichissima festa della Madonna dei Cenciarelli (“Consolatrix afflictorum”), presso la chiesina campestre, sotto la Porta del Bulagaio (parrocchia di S. Agostino). L’evento costituisce, simbolicamente, la chiusura della stagione estiva, con la mente che corre alla prossima stagione invernale e ai malanni dei quali è portatrice. Ed è anche un modo per celebrare il miracoloso salvataggio di alcuni pastori, travolti da una frana nel discesone di Ponte Rio. Tradizione vuole che in quel luogo fosse costruita un’edicola intorno alla quale sarebbe poi sorta la chiesina.

Nell’occasione della festa, i perugini si recano ai Cenciarelli a ritirare i sacchetti con le polveri “miracolose”. Si sostiene che le polveri, raschiate dall’intonaco delle pareti, siano efficaci contro febbri reumatiche e mal di gola. A scopo protettivo, i sacchettini venivano legati al letto di malati, come difesa dalle malattie, specialmente a favore di vecchi e bambini. I fazzoletti atti a contenere le polveri, e dei doni anche in oro, venivano poi appesi come ex voto per grazia ricevuta.

Gli antropologi e i demologi – nel loro tentativo di spiegare usi e costumi popolari –  sostengono che queste polveri svolgessero una funzione culturale “apotropaica” (ossia che la gente era convinta che servissero a esorcizzare i mali), negandone assolutamente la reale efficacia. Sarà certamente così, ma le tradizioni sono un mix di storia, fede, memorie e valgono quel che valgono. Ma è bene che vivano.

Circa il nome “cenciarelli”, questo indicherebbe gli stessi straccetti contenenti le polveri miracolose. Per altri ci sarebbe il riferimento ai cenci indossati dai “vilani” scalzi, diretti in città, e che, all’altezza della chiesina, calzavano scarpe e indossando indumenti meno dimessi.

Altri, infine, sostengono che ci si riferisse ai panni caduti per strada dalle ceste delle lavandaie di Pretola e del Ponte, appoggiati sulle siepi perché venissero recuperati da coloro che li avevano persi. L’impegno per la festa è a cura della famiglia Avellini e di altri volontari che si adoperano per mantenerla viva. Fra l’altro, ricordo che qualche anno fa, approfittando dei ponteggi montati per ricostruire tetto e intonaco, dei ladri rubarono le campane, poi rifatte a cura degli Avellini.

Altra benefattrice è la signora Laura Natalini Minuti (in foto) che fece restaurare (da Rosella Brunetti)  e magnificamente recupere una tela, contenente una flagellazione posizionata nella controfacciata, ormai resa illeggibile da degrado, umidità e nerofumo. Anche la figura della Vergine e le spallette laterali sono state oggetto di intervento manutentivo da parte del restauratore Giovanni Manuali. Tutto questo a riprova dell’attaccamento dei perugini a una festa celebrata fin dall’antico. Le celebrazioni: sabato 25 alle 18:30 e domenica alle 9:30, 11 e 18:30. Oltre alle messe, non mancheranno lotteria, panini e giochi popolari.

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