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INVIATO CITTADINO Sulle orme di Erasmo. La riforma Cartabia e la macchina arrugginita della Giustizia

Umberto Palumbo scrive il proprio Elogio della pazzia... della riforma

Sulle orme di Erasmo. La riforma Cartabia e la macchina arrugginita della Giustizia. Umberto Palumbo scrive il proprio Elogio della pazzia. Lo fa nel libello “Elogio della riforma della giustizia” (130 pagine, euro 9,80, Diogene Multimedia) il cui sottotitolo declina la tesi di fondo: “Come non abbreviare di un giorno i tempi del processo civile”. Un instant book sulla nuova riforma del processo civile, attualmente in corso di discussione alle Camere.

Palumbo è uno specialista dell’(auto)ironia e conosce alla perfezione sia i meccanismi della giustizia, sia l’atteggiamento di quanti gettano sabbia negli ingranaggi, facendo finta di oliarli.

Nell’avvertenza al lettore, l’Autore scrive: “Caro amico (permetti la confidenza) questo libro è un’opera di fantasia […] Qualsiasi somiglianza con fatti o persone viventi è puramente casuale. […] Ti dirò tutto quello che dovresti sapere sul processo civile e che nessuno ti ha mai osato dire…”.

Un abbrivio di questo tenore lascia intuire come la citazione da Erasmo sia pertinente in ordine alla figura dei giuristi “Secondo loro, tutto ciò che richiede fatica è senz’altro di altissimo pregio”.

Questione di numeri. L’Autore ironizza sulla cronica carenza di personale, lamentata da Dino Grandi nel 1940. Ma settant’anni di Repubblica poco hanno mutato. Come, dunque, rendere più snello e veloce il processo civile? L’Europa, altrimenti, non ci darà i soldini. E si butta a scrivere il libro “eccitato come il cane con l’osso”.

Segue l’autopresentazione. Con la precisazione che materia del racconto saranno le esperienze maturate in oltre sessant’anni. Dichiarando questa convinzione: “Scrivere un buon libro è come dipingere un bel quadro”, arte in cui il nostro eccelle [Un catalogo di qualità (edizione numerata e firmata) ci racconta il confronto giocoso fra Umberto Palumbo e Raffaello (perugiatoday.it), come abbiamo avuto modo di raccontare [Una splendida "deposizione Covid" in mostra nella chiesa di San Filippo Neri (perugiatoday.it)].

Una procedura fallimentare esemplare.

Qualche esempio a conferma del “credo quia absurdum”? La conclusione di una procedura fallimentare, durata l’irragionevole tempo di ben 29 anni!

Insomma: a parere di Palumbo, ci sono tutte le premesse perché anche questa riforma si riveli un assoluto flop.

La “Tabella delle illusioni”. A riprova dell’ambiguità e dell’insignificanza di tanti cambiamenti, riporta una Tabella delle Illusioni: modifiche al Codice di procedura civile dal 1942 ad oggi. C’è di che riflettere. Come pure su quelle che l’Autore chiama “Tabelle dell’orrore”.

E poi l’ironia sulla mediazione, sulla sinteticità, sul rito sommario, sui termini di legge. Con esempi, anche di carattere matematico, che mettono alla berlina il fantomatico accorciamento dei tempi.

Il doppio finale. Palumbo finisce a modo suo, intingendo il pennino nel curaro dell’ironia. Prende in prestito le parole di un grande commediografo. Per chiudere con l’immortale capolavoro di Collodi quando parla del Paese di Acchiappa-Citrulli.

Libertà sì. Ma solo per i malandrini. Nel capolavoro di Collodi (un’opera per non-ragazzi!), a seguito di un’amnistia, i birbanti vengono liberati. Alla richiesta del burattino di ottenere la libertà, il carceriere obietta che lui non può uscire, non appartenendo alla categoria dei malandrini. “Ma sono un malandrino anch’io!”, dice Pinocchio. Al che il carceriere, levandosi il berretto e salutandolo, si scusa: “In questo caso, avete mille ragioni”. E apre le porte della prigione.

Corsa a perdifiato. Tocca dunque a Palumbo rincorrere Pinocchio, gridandogli: “Il processo civile non si accorcia nemmeno di un giornoooo!”. Così è… se vi pare. Con buona pace di burattini e burattinai.

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