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INVIATO CITTADINO Toponomastica elcina a San Matteo

Fedora Boco spiega le quattro stagioni di… Adelmo Maribelli

Toponomastica elcina a San Matteo degli Armeni. Fedora Boco spiega le quattro stagioni di… Adelmo Maribelli.

Incontro di Elce Viva, nel solco del ciclo di conferenze dedicate ai personaggi cui sono intestate le più importanti strade del quartiere.

Accoglienza del bibliotecario Gabriele De Veris, saluti del presidente Michele Chiuini, introduzione del Mastro Archivista Mario Squadroni (presidente ANAI), appassionata diegesi di Fedora Boco, già storica bibliotecaria (per ben 35 anni) dell’Accademia di Belle Arti Pietro Vannucci di Perugia, nonché archivista di vaglia. 

FOTO - Toponomastica elcina a San Matteo. Fedora Boco spiega le quattro stagioni di… Adelmo Maribelli

La strada stavolta sotto la lente è via Adelmo Maribelli, che inizia dalla discesina fra le due villette liberty di via Annibale Vecchi per culminare, a scapicollo, a lato della Porta della Palombella o Elce inferiore, in fondo a via Alessandro Pascoli, in adiacenza alla tessitura muraria medievale che delimita l’ex mattatoio comunale, oggi Dipartimento di Giurisprudenza.

Fedora illustra le fasi artistiche della produzione di Maribelli, non come banale e pedagogica tassonomia, ma con ricchezza e puntualità di riferimenti, corroborati da notazioni critiche. Insomma: una vera teaching session di storia dell’arte e del gusto. Non senza riferimenti all’ambiente artistico, culturale e amicale perugino: nomi, date, mostre, relazioni. Condendo l’esposizione con spigolature relative al carattere e alla vicenda artistica e biografica dell’uomo.

Declinati in modo analitico i periodi: dal realismo classico, fino all’informale e all’astrattismo, ai rapporti con Checchi e con Dottori. Belle osservazioni sull’astrattismo geometrico e l’informale materico. E l’ultima stagione, con lo sguardo proiettato sulla natura, dalla finestra dell’ospedale di Monteluce. Quando il male concede tregua alla mente e sopraggiunge la beata solitudo, sola beatitudo, consolata dall’arte.

Interessanti le notazioni sulla pittura murale disseminata tra Magione, Tuoro, San Giovanni del Pantano, San Biagio della Valle. Spesso come aiuto di bottega dell’ormai anziano Dottori, che lo aveva apprezzato e promosso.

Intervento finale del dottor Giancarlo Mezzetti, bibliofilo di rango, che esibisce una rara e completa collezione di cataloghi relativi alla vicenda artistico-espositiva di Maribelli. Cataloghi nei quali c’è lo zampino, anzi la “zampata” dell’immarcescibile Fedora.

Quella pseudo attribuzione dottoriana. Interessante notazione quella relativa al ritrovamento, nella Farmacia comunale di Monteluce (su impulso di Edmondo Cerquiglini), di un affresco che inizialmente si asseriva dover essere una Madonna di Dottori. In realtà si trattava di un geometrismo (invero, ad avviso di chi scrive, di limitato valore, se non quello puramente documentario) di sicura attribuzione a Maribelli. Lo sostenne argomentatamente Massimo Duranti, presidente e fondatore degli Archivi Dottori.

Spigolatura personale. La restauratrice della pittura realizzata su quella colonna fu Alessia Fumi, nipote di Lanciotto Fumi, autore della decorazione della liberty Casa dei Cerbiatti, di via Cialdini, di proprietà della famiglia Giuli. Appena saputo del ritrovamento, mi precipitai per darne conto ai miei venticinque lettori. Alessia lavorava nella completa segretezza. E non intendeva sottrarsi alla disposizione di riservatezza impartita dal committente. Ma le voci che mi erano giunte all’orecchio giustificavano un’incursione. Entrai alla chetichella, col pretesto di salutare. E rubai ‘alla traditora’ (ma non me ne pento) un paio di scatti. Che forse non giustificavano la mia violazione di correttezza. Non ci misi molto ad accorgermi che non si trattava di un lacerto dottoriano. Ma di un’opera il cui valore, non a caso, era stato ritenuto assai modesto. Tanto che si era deciso di scialbarla.

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