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INVIATO CITTADINO Elce e prostituzione. Quando, con un po’ di furbizia, ti sloggio la casa d’appuntamenti senza clamore né denunce

Il movimento insolito non era sfuggito al controllo sociale condominiale

Incredibile ma vero. Elce e lenocinio. Cosa non si farebbe per la vile moneta! C’è chi per soldi vende (o presta) il proprio corpo. E c’è anche chi, per tenere lontano dal condominio questo mercimonio, con un po’ di furbizia riesce a sloggiare la casa d’appuntamenti. Senza clamore né denunce.

Il movimento insolito non era sfuggito al controllo sociale condominiale. I residenti avevano notato il via vai e ne parlottavano con curiosità ed imbarazzo. Un palazzo di gente perbene: lavoratori, pensionati, studenti.

Erano in tanti a domandarsi a cosa fosse dovuto quel traffico di persone dall’aria sfuggente. Signori e signorini di tutte le età. Gaudenti a pagamento, alla ricerca di facili avventure (si fa per dire perché, ad opinione di chi ha avuto modo di intercettarle, pare che quelle ragazze fossero tutt’altro che Veneri). Con l’ascensore che faceva su e giù a go-go e clienti in abbondanza, il maneggio era inequivocabile.

Da qui un’indagine informale, svolta alla buona, ma con occhio attento. E senza la lente di Sherlock Holmes e del suo fido Watson. Ma con esiti di sicuro successo.

Fino alla facile conclusione che in un appartamento dello stabile albergassero delle signorine, per così dire, ‘disponibili’.

Un controllino ai siti specializzati. Da qui a vedere inserzioni su siti di settore il passo è stato breve. Fino a trovare l’annuncio relativo a “zona Elce”. Senza però indirizzo.

Ma è bastato telefonare, dichiararsi “amico degli amici”, e fissare l’appuntamento nel luogo deputato al meretricio. Disponendo, stavolta sì, dell’indicazione precisa di via, numero civico, appartamento e campanello. Ossia, guarda caso, proprio l’attico sul quale si erano puntati i riflettori.

A questo punto, una telefonata al proprietario dell’appartamento, all’Amministratore, all’Agenzia. Il proprietario cade letteralmente dalle nuvole e dice di non sapere nulla riguardo ai locatari. Altra telefonata all’amministratore, che non sa niente del contratto.

Infine, uno squillo all’agenzia immobiliare che ha seguito e portato a buon fine il contratto. Nessuno ne sa niente. Vabbè!

Panico generale. Tutti non vedono l’ora di sfilarsi. Per timore di denunce e relative conseguenze.

Allora ecco che si impone di lasciare immediatamente l’attico in questione. Le “signorine” scappano con la coda tra le gambe. Nella borsa: intimo, accessori e materiali d’acchiappo. I tenutari, o chi per loro, dovranno trovarsi un altro immobile per esercitare la propria attività lucrosa e “riservata”. Con “ragazze” praticamente prigioniere fra le quattro mura di un condominio più ospitale, o più disinvolto, di quello elcino. Alla ricerca di nuovi amori (?). E di soldi. Ché quelli non hanno puzza né odore. Come disse l’imperatore Vespasiano al figlio Tito.

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