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Ad Assisi il riconoscimento della Fondazione Wallenberg "Casa di Vita" per la salvezza degli ebrei

Apposta una targa in via Borgo San Pietro. Il vescovo Sorrentino: "L’umanità in tutte le sue espressioni culturali e religiose senta la radice fraterna che condividiamo perché essa in realtà è l’unica paternità di Dio"

La Fondazione Wallenberg ha attribuito alla città di Assisi il riconoscimento "Casa di Vita" per l'opera di salvataggio degli ebrei svolta durante la Seconda guerra mondiale. La cerimonia ha avuto luogo in via Borgo San Pietro, dove si trova il monastero di Santa Colette, uno dei monasteri che insieme a tanti altri conventi di Assisi hanno ospitato e nascosto gli ebrei.

"L’umanità in tutte le sue espressioni culturali e religiose senta la radice fraterna che condividiamo perché essa in realtà è l’unica paternità di Dio" ha detto il vescovo della diocesi di Assisi–Nocera Umbra–Gualdo Tadino e di Foligno, monsignor Domenico Sorrentino, durante la cerimonia di svelamento della targa “Casa di Vita” (House of Life) attribuita alla città di Assisi dalla Fondazione internazionale Raoul Wallenberg, per la grande opera di salvezza degli ebrei posta in essere durante le persecuzioni razziali.

L’ideatrice e curatrice del “Museo della Memoria, Assisi 1943-1944”, Marina Rosati, riferendosi all’importanza del museo, ha spiegato che "questo piccolo scrigno di storia e di valori incomincia ad essere un punto di riferimento importante per la città e per il mondo. Lo è stato – ha aggiunto – anche per costruire questo percorso con la Fondazione Wallenberg che attribuisce oggi alla città di Assisi questo straordinario riconoscimento. Assisi è città della pace, della bellezza, dell’arte e ora anche città della vita. Penso che più bel titolo non ci possa essere".

Nel suo saluto iniziale il sindaco di Assisi, Stefania Proietti, ha sottolineato che "questa luce per noi cittadini è un orgoglio grande perché ci fa vedere che anche nel buio si può accendere una speranza: la speranza dei Giusti".

Dopo l’intervento di Silvia Costantini, vice presidente della Fondazione Wallenberg che ha parlato di Assisi come un “inno alla vita” sono stati letti i messaggi dell’ambasciatore d’Israele presso lo Stato italiano, Dror Eydar, di Noemi Di Segni, presidente dell’Unione delle Comunità ebraiche italiane e di Ruth Dureghello, presidente della Comunità ebraica di Roma che hanno sottolineato l’importanza della memoria e l’elevato esempio di Assisi ha dato nel passato e che continua a dare ancora oggi grazie allo spirito di accoglienza di cui è testimone.

Toccante il messaggio della madre badessa del monastero delle Colettina, suor Theresie Miriam che ha raccontato la storia della famiglia Finzi, ebrei belgi arrivati in Assisi tra il 1943 e il 1944 e nascosti nella loro clausura dove nacque anche il loro secondogenito. La coordinatrice nazionale del progetto “House of Life”, Elena Colitto Castelli, ha ripercorso invece la vicenda umana di Mirjam Viterbi, ebrea padovana salvata in Assisi.

Infine una studentessa dell’Istituto tecnico economico e professionale “A. Casagrande - F. Cesi” di Terni ha raccontato l’esperienza fatta con il progetto “La memoria oltre il rito” portato avanti dalla scuola stessa. Al termine della cerimonia è seguito un momento di preghiera.

Assisi "Casa di Vita", il riconoscimento alla città per l'opera a favore degli ebrei

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