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Rapporto Censis sulla sanità secondo gli umbri post-pandemia: cure personalizzate, servizi di territorio, ricerca e cartella clinica online

Fondamentale recuperare visite bloccate dal Covid: -5,5% screening di prevenzione oncologica e -4,5% relative diagnosi in Umbria

Nella nostra regione, oltre 1 persona su 3 vive sola, priva di un caregiver in famiglia, cioè di un familiare che occupa un ruolo informale di cura, supporto e di vicinanza e che è partecipe dell'esperienza di malattia del malato, impegnandosi nelle attività quotidiane di cura della persona. Inoltre più della metà degli over 75 soffre di patologie croniche e gravi limitazioni. Per far fronte a queste sfide, è necessario passare da una medicina riparativa a una preventiva: un’attività che non può prescindere da una maggiore personalizzazione dell’assistenza e delle cure e una più stretta collaborazione pubblico-privato. Per oltre 9 cittadini su 10 la spesa pubblica per la ricerca è un investimento indispensabile. E' quanto emerge dal Rapporto Censis, presentato in occasione della prima edizione di “The Italian Health Day” di Janssen Italia.

In base alle previsioni sociodemografiche nazionali e regionali, le famiglie monopersonali saranno sempre di più: ad oggi gli abitanti dell’Umbria che vivono soli sono oltre 1 su 3 (34%), più della metà dei quali (56,1%) ha più di 60 anni . Inoltre, oltre la metà degli over 75 ha multicronicità e limitazioni gravi. In
quest’ottica, si rende sempre più necessario il passaggio ad una medicina di prevenzione: questo significa non solo il recupero delle visite mancate durante il periodo Covid (-5,5% screening di prevenzione oncologica e -4,5% relative diagnosi in Umbria) ma anche una più alta adozione di stili di
vita salutari per innalzare le persone in buona salute che, in Umbria, sono il 74,5%. Decisivi per migliorare le cure, il ruolo dell’innovazione, i percorsi assistenziali e le difese dalle nuove emergenze. 

Il 90,9% delle persone infatti si dichiarano fiduciosi nei ricercatori scientifici e altrettanti coloro che ritengono un investimento e non un costo (93,7%) la spesa pubblica in ambito salute. Gli innovatori, incluse le imprese, non sono più percepiti come una componente esterna della Sanità, ma attori decisivi che permettono di ottimizzare l’impatto sulla salute e la qualità della vita dei pazienti. Risulta però essenziale la cooperazione tra Stati e imprese del farmaco (90,1%), le quali godono della fiducia di ben 2 italiani su 3 (66,4%). "Mettere il paziente al centro vuol dire capovolgere l’ottica e pensare a servizi sanitari che raggiungano i cittadini, siano prossimi e capillari sul territorio, e si avvalgano della digitalizzazione come strumento per rispondere in modo veloce e personalizzato alle loro esigenze" - afferma Anna Lisa Mandorino, segretaria generale di Cittadinanzattiva - "Allo stesso tempo, soprattutto per i percorsi di prevenzione e di gestione delle malattie croniche, occorre che ci sia una rete di collegamento strettissima tra i professionisti, a partire da medici di medicina generale, pediatri di libera scelta ed operatori presenti nelle nuove case di comunità: così si può vincere la sfida di rafforzare davvero l’assistenza territoriale, come previsto dal Piano nazionale ripresa e resilienza (Pnrr)".

La Sanità del futuro dovrà essere sempre più paziente-centrica e su misura: il 94,3% auspica una maggiore personalizzazione di cure, con il 92,9% che si aspetta che i percorsi di cura, dal domicilio, al territorio fino agli ospedali, siano modulati sulle esigenze personali del paziente. Risulta molto alta anche la percentuale di cittadini che nutrono fiducia nel Servizio sanitario della propria regione (73,2%). Un capitale che si proietta in avanti: il 61% degli italiani è convinto che nei prossimi anni grazie alle lezioni apprese dalla pandemia la nostra Sanità migliorerà.

"Gli italiani, grati alla sanità per quel che ha fatto in emergenza, ora la guardano proiettata verso il futuro" - sostiene Massimiliano Valerii, direttore generale del Censis - "Personalizzazione delle cure, più alti esiti, miglior qualità della vita e sostenibilità economica, sono le variabili di una difficile equazione che, se
sarà opportunamente valorizzato il ruolo degli innovatori, sarà senz’altro risolta. Non a caso, in maggioranza gli italiani sono convinti che nei prossimi anni, anche grazie alle lezioni di questo biennio, il Servizio sanitario è destinato a migliorare. Le tante sfide future, a cominciare dalla necessità di rispondere a cronicità, acuzie ed emergenze, richiedono di certo più risorse, più personale, più posti letto e più servizi, ma perché tutto sia sostenibile nel lungo periodo, è decisivo dare una forte spinta all'innovazione ed alla ricerca, dai farmaci ai servizi all'uso intelligente dei dati, così da massimizzare il valore salute”.

Riassumendo, i protagonisti della sanità post- covid saranno: i cittadini sempre più informati, responsabili e partecipi, il medico come massimo garante della tutela della salute e gli innovatori (intesi come ricercatori e imprese). Un ecosistema orientato sempre più alla personalizzazione che beneficia della mobilitazione di tutti gli attori: tratti indispensabili per rispondere alla triplice sfida di gestione della malattia acuta, cronica e delle nuove emergenze, tenendo ben presente l’aspetto fondamentale della sostenibilità economica.
 

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