Dodici mesi in compagnia del 'pictor optimus' Franco Venanti, per vincere con la bellezza la sfida del tempo
Rappresentante di punta della neofigurazione, peruginissimo e internazionale, la grande mostra in atto a Palazzo Della Penna ne ribadisce il prestigio indiscusso
Dodici mesi in compagnia del pictor optimus Franco Venanti. Per vincere con la bellezza la sfida del tempo.
È il rappresentante di punta della neofigurazione, peruginissimo e internazionale, studiato e venerato fra i travertini della Vetusta come nella penisola iberica, e non solo. Poligrafo, storico della città, cronista di fatti e misfatti della peruginità, artista animato da indomabile creatività.
La grande mostra in atto a Palazzo Della Penna ne ribadisce il prestigio indiscusso, fondato su una produzione unanimemente ritenuta d’eccellenza. E alle opere si affiancano tanti libri di/su di lui.
Ecco così che - con la complicità dell’antico sodale Mimmo Coletti - ci viene proposto un calendario a scandire i giorni del 2022 col valore aggiunto delle opere di Venanti. Un moderno, non-esiodeo “Opere e Giorni” di straordinaria forza iconica.
A far capo da un frontespizio effigiante il suo studio, ingombro di oggetti e di simboli. Perché la vita stessa è un simbolo e di simboli si alimentano il cuore di eterno giovane, la mente fervida dell’uomo e dell’artista. Che ricorda il passato, indaga il presente e azzarda previsioni sul futuro. Animato da una curiosità insaziabile, che costituisce il nerbo e lo stimolo della conoscenza. Fra il santo serafico e il lupo, in un cielo solcato da putti e astronauti, in un disordine entropico di feraci visioni. Di vita. Sempre.
In quel frontespizio c’è il suo mondo, che riesce a coniugare armi e lanterne, donne e Madonne, liberty e modernariato, Medioevo e Tremila. E poi la corona dei quadri che scandiscono i mesi come i grani di un rosario. Ma Venanti non è il venditore di almanacchi di leopardiana memoria. Non ci promette un anno bellissimo. Si pone, invece, come lucido osservatore dei tanti conflitti che si svolgono nel mondo. Ma anche nelle nostre coscienze, afflitte dal dramma dei migranti, insidiate dagli inganni del consumo, provocate da una politica ignorante e spocchiosa. Un ardito mix di evenemenziale e profetico, di amato e temuto, di esorcizzato e auspicato. Venanti metafora di ossimoro perenne. “Mi contraddico? Certo che mi contraddico: sono grande, contengo moltitudini” ha scritto Walt Whitman. E, nel caso di Venanti, sono universi quelli che contiene.
In questa efemeride intercettiamo opere intere o dettagli, saggi-assaggi, parti come sineddochi che costituiscono una sfida. Perché spesso la parte è più grande del tutto. Talvolta una minuzia è capace di intessere un racconto. Un particolare, anche decontestualizzato, assume suggestioni metamorfiche, propone ipotesi nuove e impensate. Questo è il merito di Franco Venanti: stimolare la riflessione. Senza atteggiarsi a maître à penser. Quando dipinge, così come quando ti tiene al telefono per raccontarti un’avventura intellettuale. Una delle tante che attraversano la sua mente vulcanica. Un uomo e un artista che ama discutere. E mettersi in discussione. Con modestia inusuale.
Franco Venanti è artista animato da un inesausto desiderio di ricerca. Per ritrovare un mondo, ricostruire un’atmosfera, profetizzare una visione di futuro, instillare un dubbio. Pacifista che conosce la necessità della lotta. E ne sostiene le eterne ragioni. Uomo di ombre e di luci. Artista che, dando luce alle proprie creature, riesce - da anni - a dare alla luce se stesso. Guardando le cose della Terra. Senza dimenticare di alzare gli occhi al cielo. Sempre. Fino all’ultimo giorno di questo viaggio, pieno di fascino e di mistero.