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INVIATO CITTADINO La Fonte medievale del Piscinello vandalizzata e imbrattata di feci

La medievale Fonte del Piscinello segnata da inciviltà che la riducono a water e bidè. Fazzolettini imbrattati di feci, sporcizia di vario genere

La medievale Fonte del Piscinello segnata da inciviltà che la riducono a water e bidè. Fazzolettini imbrattati di feci, sporcizia di vario genere. E – segnala l’architetto Giovanna Signorini (con proprietà in adiacenza) – col doccio vandalizzato. “L’hanno sfasciato, ricorda, per i festeggiamenti di fine anno, quando ci fecero esplodere un petardo”. Il doccio, dal latino “ductus”, che sta per “foro d’uscita”.

La rabbia è tanto più bruciante in quanto – ricorda Giovanna – furono suo nonno materno, il grande architetto perugino Giuseppe Frenguelli, e suo padre Bruno, non meno famoso, a piazzare le due vasche e a murare i due “docci” dai quali sgorga copiosa l’acqua in ogni stagione. “Le recuperarono – dice – da non so dove, e le piazzarono sul posto, ma l’accostamento risulta efficace, pur non trattandosi di materiali coevi”. Quindi un conferimento privato a un bene pubblico: indice di indefettibile amore per la città.

Va peraltro sottolineato che questa Fonte costituisce uno dei più bei reperti della Perugia medievale. La denominazione del toponimo Piscinello richiama un luogo ricco d’acqua di vena e di scolo. La radice è quella del verbo perugino “piscià” (orinare) che, in questo caso, indica lo scorrere di un rivolo d’acqua.

A questa Fonte confluiscono una serie di cunicoli – in discesa dalla zona di San Francesco al Prato – appositamente realizzati per drenare le acque sotterranee che minavano la stabilità del complesso conventuale, primitiva sede della comunità francescana e dello Studium Generale.

Cunicoli di drenaggio fatti scavare da Braccio durante la sua signoria, per frenare gli smottamenti del terreno in argilla e arenaria, molto instabile. C’è chi dice che arrivi qui al Piscinello anche il “sopravanzo” (ossia l’acqua di sfioro) della Fontana Maggiore.

Una cisterna laterale, posta all’interno della proprietà Signorini, raccoglie queste acque torbide. Le usavano per innaffiare l’orto e Giovanna conferma di farlo tuttora.

Una lapide – malamente ripassata con la vernice nera – ammonisce: “Immondezze qui non si gettino, né si lavi alcun drappo. Veglia la legge”. A ricordarci ritualmente che, fin dall’antico, le guardie comunali comminavano dure punizioni, sanzioni in multe e a colpi di frustate, a quanti vi gettassero sporcizia e approfittassero della fonte per lavare se stessi, i panni o, peggio, per abbeverare animali (stesso divieto vigeva, negli Statuti comunali, riguardo alla Fontana Maggiore).

Secondo un’altra ipotesi, oltre che allo scolare dell’acqua, il toponimo Piscinello potrebbe legarsi al rivolo di sangue che sarebbe scorso per effetto degli scontri tra le opposte fazioni degli Oddi e dei Baglioni nell’area soprastante di via dei Priori (da qui l’alone vagamente iettatorio attribuito alla zona).

Durante un sopralluogo, effettuato per curiosare (foto), insieme a Silvia Sigali e Andrea Gobbi di Umbria Exploring, l’Inviato Cittadino ha raccolto la seguente informazione. “Il cunicolo si protende per una settantina di metri per poi biforcarsi, giungendo, a ritroso, fin sotto San Francesco al Prato. Un secondo ingresso si trova a Porta Conca, sotto l’ex mattatoio comunale (oggi sede di Giurisprudenza, ndr). All’interno si rilevano bellissime concrezioni calcaree, stalattiti e stalagmiti”.

Dunque, di fronte a questa essenziale diegesi storica, si comprende facilmente come quella attuale costituisca una inaccettabile mancanza di rispetto. Che si somma agli scarabocchi che writer da strapazzo continuano a realizzare in zona. Ci sarà mai un termine e un limite alla maleducazione? 

Perugia, la Fonte del Piscinello nel degrado: le immagini

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