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Mercoledì, 24 Aprile 2024
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LETTI PER VOI Le 'Oblique trasparenze' (di Cristina Costantini)... che vanno dritte al cuore

Un’opera d’esordio che trasuda maturità

Oblique trasparenze che vanno dritte al cuore. Sugli scaffali il primo libro di poesia di Cristina Costantini, giurista e cinefila.

Si direbbe “l’ora d’aria” di una giovane docente di Diritto comparato, già autrice di saggi di settore, con ‘divagazioni’ di critica letteraria e cinematografica.

La snella plaquette, uscita per Luoghi interiori (75 pagine, euro 12) include 74 composizioni. Connotate da una robusta sensibilità che coniuga carne e sangue, terra e pietre, con elevazioni spirituali e poetici equilibri. Poesie brevi, ma dense, con rimandi e citazioni in cui la cultura è accortamente dissimulata dietro un linguaggio ordinario. Anche se un titolo come “Bene velle” evoca inequivocabilmente Catullo e la differenza tra l’amare e il voler bene. C’è, insomma, tanta cultura letteraria, classica e contemporanea. Dal mondo greco classico (fin nei termini presi in prestito per i titoli) a Walt Whitman e Dylan Thomas con cui l’Autrice dialoga in sapiente sfida.

E poi c’è tanta Luna, fra il leopardiano e la poesia contemporanea. In “Amplesso celeste”: “Sorride Selene, / di falce formata, / craterica luce di tempo / oltre storia, / e vive, / nel respiro rappreso, / che muove l’oscuro / riflesso d’amore”. O in “Silenziosa Selene”: “Metallica ti dicono, / o craterica luna, / eppur non sanno / quante lacrime versi/ per i terreni inganni […] Eppure torni, / con occhi diversi, / a tessere luce tra le maglie del buio”.

E, in tema di grecità: “Ànemos”: […] “Così persisti, / di storia in storia, / oltre la storia del tempo, / e divertito misuri / quel che della Terra / non può far Luna”.

Come poi non citare “Fontana Maggiore”? “Santi e patroni, / segni e mestieri, / arti e figure / corrono in fabula / d’eterno concentrica. / La ninfa continua / a dispensare il seme / perché non c’è fine / per questa religione”. Una religione della città che torna in “Torre degli Sciri”, in una dimensione di santità, che non è ascetismo, ma religio del quotidiano. Intercettando l’etimo di RELIGIO che unisce RES e LIGO, ossia un legame alle cose che ci permea e ci trascende. Per celarci le oscure ragioni che presiedono al nostro vivere.

“Oblique trasparenze”, un’opera d’esordio che trasuda maturità.

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