Coronavirus: dall'impegnativa del medico ai risultati, le lamentele degli operatori privati
I laboratori privati protestano: "La normativa regionale su test e tamponi è poco chiara"
Regna la massima confusione sotto il cielo… sanitario dell’Umbria. “Disposizioni contradditorie, un passo avanti e uno indietro. Almeno stando alle delibere che si rincorrono e che vengono successivamente corrette e smentite”. Questa la lamentela di un operatore della sanità privata.
Una delle questioni rimane quella della necessità o meno dell’impegnativa del medico di base. Serve, sì, no? E poi: “Non serve per le farmacie, ma continua a essere previsto per noi privati”.
“Anche i medici di base sono disinformati e continuano a fare prescrizioni non necessarie”.
Ancora la delibera dispone che quanti risultano positivi al test antigenico, hanno l’obbligo di effettuare il tampone molecolare.
“Come faccio – dice un addetto – li lego e li sottopongo con la forza a un esame che, peraltro, è a pagamento?”.
Aggiunge: “Stando ai documenti ufficiali, la prescrizione per noi è obbligatoria. Poi chiami e parli con gli ‘esperti’ e ti dicono che no, non serve. Solo che non si sono accorti dell’errore. Forse fanno home working e agiscono col copia/incolla, senza confrontarsi fra loro”.
Dicono: facciamo una ‘noticina’, parlano di ‘refuso’, confondendo una svista tipografica con un errore di sostanza. Che fare?
A questo punto dovrebbe essere la Regione, attraverso i canali istituzionali, a comunicare ufficialmente al pubblico e a chiarire l’equivoco dell’obbligo/non obbligo della prescrizione. Tutto “coram populo”.
“Ma non lo faranno mai. E intanto noi subiamo dei danni”, dice il titolare di un altro punto prelievo.
Un’ulteriore osservazione si lega al discorso farmacie e tamponi.
Osservano i privati: “La delibera Regionale, che modifica le disposizioni per l’esecuzione dei test antigenici, mantiene – a differenza delle farmacie che effettuano gli stessi test – l’obbligo della prescrizione medica. Ribadisce che i locali devono essere sicuri e a norma e che chi effettua i test deve essere in possesso dei requisiti previsti per legge: medico, infermiere, biologo. Siamo sicuri che tutti operino con personale qualificato? A noi impongono spazi molto vasti, uscita-entrata differenziate. Quante sono le farmacie in grado di ottemperare alle prescrizioni?”.
Si dirà: difesa di interessi corporativi. Può essere. Ma certo che, come si dice, “il difetto sta nel manico”, se è vero che questi professionisti del privato sono costretti a operare nella confusione di indicazioni auto-smentite e contraddittorie.
A quando una risposta chiara, netta, inequivocabile? Non improvvisata? Sempre meglio che complicatissimi diagrammi di flusso. Si dice flow-chart, che fa più fino.