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Venerdì, 19 Aprile 2024
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Morto monsignor Giovanni Battista Tiacci, è il terzo sacerdote diocesano portato via dal Covid-19

Perugia, già canonico camerlengo della cattedrale di San Lorenzo, direttore dell’Ufficio diocesano per i beni culturali e parroco emerito di San Fortunato della Collina

E' morto ieri, all'ospedale Santa Maria della Misericordia, monsignor Giovanni Battista Tiacci, canonico della cattedrale, parroco di San Fortunato della Collina, direttore dell'ufficio beni culturali diocesani. Aveva festeggiato 60 anni di sacerdozio nel 2019. E' il terzo sacerdote diocesano deceduto dopo aver contratto il Covid-19. Le esequie si terranno martedì 5, alle ore 11, nella cattedrale di San Lorenzo presiedute dal cardinale arcivescovo Gualtiero Bassetti.

Monsignor Tiacci era legato al cardinale Ennio Antonelli, arcivescovo di Perugia-Città della Pieve dal 1988 al 1995, da una grande e lunga amicizia, sin dagli anni del seminario. "Don Giovanni: mio collaboratore attento e premuroso quando sono stato Arcivescovo a Perugia, amico e fratello prima e dopo di allora – scrive il cardinale Antonelli –" Scherzava spesso e volentieri; ma in realtà era molto serio e responsabile, con una fede saldissima, uno zelo appassionato per il bene spirituale della gente, una brillante capacità di relazionarsi con tutti e di calarsi con sincera umanità nelle concrete situazioni di ognuno".

Curato di campagna “prestato” alla città. Mons. Giovanni Battista Tiacci era nato a Deruta il 24 giugno 1936, giorno della memoria liturgica della nascita di san Giovanni Battista, ed ordinato sacerdote il 29 giugno 1960 nella cattedrale di San Lorenzo. Lo scorso anno aveva celebrato 60 anni di sacerdozio vissuti totalmente al servizio della Chiesa e del popolo di Dio. Per quasi 40 anni è stato parroco di San Fortunato della Collina. Era un curato di campagna “prestato” alla città nel ricoprire delicati incarichi diocesani e della cattedrale di cui è stato per più di un quarto di secolo canonico camerlengo-amministratore, confessore ed esorcista.

"Riferimento sicuro per tante anime, per tante persone, per tante istituzioni – così lo ricorda il cardinale Bassetti – don Giovanni lascia un vuoto improvviso, grande, che ci fa stringere gli uni agli altri in uno smarrimento condiviso, in questo nostro tempo così segnato dal male che purtroppo, fra le tante vittime, oggi annovera anche il suo nome. Eppure non riusciamo a pensare a lui senza sorridere ancora per quelle sue battute con le quali sdrammatizzava chiunque si prendesse troppo sul serio".

Fin da giovanissimo sacerdote iniziò ad occuparsi della conservazione del patrimonio storico-artistico e culturale ecclesiastico, la sua seconda vocazione dopo quella sacerdotale, divenendo, nella prima metà degli anni ’60, aiuto archivista di Curia. Dopo aver conseguito la licenza in Teologia presso la Pontificia Università Urbaniana, fu insegnante di religione nelle scuole superiori. In qualità di direttore dell’Ufficio diocesano per i beni culturali ecclesiastici, di responsabile del Museo Capitolare di San Lorenzo e di membro della Commissione diocesana per l’arte sacra, si prodigò molto per la tutela e la salvaguardia del patrimonio storico-artistico ed archivistico diocesano e parrocchiale, collaborando anche come consulente dei preposti Uffici della Cei.

Per i suoi meriti in campo culturale e pastorale è stato nominato da san Giovanni Paolo II cappellano di Sua Santità con il titolo di monsignore. Tra i vari incarichi da lui ricoperti quello di cappellano magistrale del Sovrano Militare Ordine di Malta, consigliere del Consiglio di amministrazione dell’Istituto diocesano per il sostentamento del clero e consulente ecclesiastico provinciale della Coldiretti.

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