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Coronavirus, zona rossa e scuole chiuse. Il sindacato: "Con questa ordinanza genitori senza congedi parentali"

Il sindacato degli infermieri: "Per il Governo l'Umbria è arancione, i genitori non possono usufruire di congedi e aspettative straordinarie"

Scuole chiuse e mezza Umbria in zona rossa. Per il NurSid, il sindacato degli infermieri, c'è un problema con l'ordinanza del 6 febbraio: i congedi straordinari per i genitori. Il sindacato scrive alla presidente della Regione Umbria, Donatella Tesei, al presidente del consiglio regionale, Marco Squarta, agli assessori regionali e ai consiglieri regionali. 

Il punto è che l'Umbria "è formalmente in “Zona Arancione” e che le misure prese sono più stringenti di quelle previste per le zone a più alto rischio di diffusione della pandemia, si è venuto a creare un disagio maggiore alle famiglie i cui figli frequentano le scuole di primo e secondo grado e quelle per la prima infanzia", si legge nella lettera. E ancora: "Si rileva inoltre come i genitori di bambini inibiti alla frequentazione delle scuole non possono nemmeno usufruire di congedi e aspettative straordinarie per la sospensione delle attività didattiche, come previsto dai Dpcm nelle norme a sostegno della genitorialità in caso di Zona Rossa". 

La lettera integrale

“Gentilissimi, la Regione Umbria, in data 6 febbraio 2021 attraverso l’Ordinanza Regionale n° 14 che ha dichiarato “Zona Rossa” la Provincia di Perugia ed alcuni comnuni della Provincia di Terni, ha predisposto la chiusura delle scuole primarie e secondarie di primo e secondo grado e di tutti gli asili e le scuole materne. Tale provvedimento fa seguito a quelli emanati nei giorni scorsi da alcuni comuni umbri che prevedevano medesimo provvedimento.

Fermo restando la legittimità della decisione, motivata sicuramente da dati pandemici e che NurSind non intende contestare, si rileva che gli atti formali presi oltrepassano le norme espresse dal DPCM 14/01/2021, Art. 3 “Ulteriori misure di contenimento del contagio su alcune aree del territorio nazionale caratterizzate da uno scenario di massima gravità e da un livello di rischio alto” (Zona Rossa), che alla lettera “f” recita: "fermo restando lo svolgimento in presenza della scuola dell’infanzia, della scuola primaria, dei servizi educativi per l’infanzia di cui all’articolo 2 del decreto legislativo 13 aprile 2017, n. 65 e del primo anno di frequenza della scuola secondaria di primo grado, le attività scolastiche e didattiche si svolgono esclusivamente con modalità a distanza.[...]”.

In considerazione del fatto che la Regione Umbria è formalmente in “Zona Arancione” e che le misure prese sono più stringenti di quelle previste per le zone a più alto rischio di diffusione della pandemia, si è venuto a creare un disagio maggiore alle famiglie i cui figli frequentano le scuole di primo e secondo grado e quelle per la prima infanzia.

Si rileva inoltre come i genitori di bambini inibiti alla frequentazione delle scuole non possono nemmeno usufruire di congedi e aspettative straordinarie per la sospensione delle attività didattiche, come previsto dai DPCM nelle norme a sostegno della genitorialità in caso di Zona Rossa.
Infatti gli stessi genitori possono esclusivamente usufruire di congedi parentali (sempre che ne abbiano di residui), con retribuzione nulla, o inferiore del 20%, rispetto a quelli previsti dalla legge nazionale in caso di sospensione didattica. In particolare tale enorme disagio è presente tra gli operatori sanitari, da noi rappresentati, che sono stati economicamente e organizzativamente lasciati soli nel contrasto all’emergenza Sars-CoV-2.
Si potrebbe pensare per questi ultimi, in assenza di normativa, all'adozione dei provvedimenti esplicitati nella nota del Ministero dell'istruzione del 05/11/2020 m_pi. AOODPIT. REGISTRO UFFICIALE. U.0001990.05-11- 2020, che recita: "Nell’ambito di specifiche, espresse e motivate richieste, attenzione dovrà essere posta agli alunni figli di personale sanitario (medici, infermieri, OSS, OSA...), direttamente impegnato nel contenimento della pandemia in termini di cura e assistenza ai malati e del personale impiegato presso altri servizi pubblici essenziali, in modo che anche per loro possano essere attivate, anche in ragione dell’età anagrafica, tutte le misure finalizzate alla frequenza della scuola in presenza."

Si invitano pertanto gli organi di Governo Regionale, per competenza, a sanare il vuoto amministrativo/legislativo che sta mettendo in seria difficoltà la gestione dei minori da parte dei genitori che ancora partecipano attivamente alle attività produttive. Ci auguriamo quindi che il problema venga quanto prima preso in considerazione dalle SS.VV.. Saluti.”

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