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INVIATO CITTADINO La Regione chiede aiuto a privati e farmacie per liberare i prigionieri da covid

Problemi di soldi, di codici di accesso, di riapertura delle scuole. Un caos

La Regione chiede aiuto a privati e farmacie per liberare i prigionieri da covid. Ma c’è chi nicchia. Problemi di soldi, di codici di accesso, di riapertura delle scuole. Un caos completo.

La “guerra di liberazione” è solo all’inizio.

La situazione è così ingarbugliata che occorre fare qualcosa. Altrimenti, quanti non possono essere ‘liberati’ faranno la rivoluzione. Ed ecco che la Sanità regionale si rivolge a chi può dare una mano: privati e farmacie.

Apre una finestra per consentire di esprimere “disponibilità”. Che da parte di alcuni soggetti è stata espressa. Questo mercoledì. Poi, silenzio assoluto. Ieri era festa. Tocca decidere oggi.

Ma c’è un problema: vedere moneta!

Già, perché sono in tanti ad aspettare il saldo legato a prestazioni effettuate e non pagate. E si sarebbero pure stufati di anticipare prestazioni senza ricevere compenso.

Crisi di liquidità momentanea o strutturale?

Insomma: bambole, non c’è una lira. Per adesso.

Ma qui, o pagano il pregresso o non se ne fa niente.

Sta di fatto che le spese nel settore sanità sono state ingenti e il governo deve ancora effettuare trasferimenti. “Chi siamo noi – dicono sdegnati – la Banca d’Italia?”. Lamentano il fatto che per l’acquisto dei materiali si paga in moneta sonante. “Anzi – lamentano – tocca pagare in anticipo, sennò non mandano niente”.

Difatti le farmacie che hanno effettuato tamponi a bambini e ragazzi non hanno ricevuto un euro. Insomma – dicono – possiamo far fronte con le nostre risorse economiche alla pandemia?

Intanto è filtrata la notizia dell’effettuazione dei tamponi “di liberazione” e sono in tanti a chiedere appuntamenti ai privati per recuperare una libertà di movimento che tarda ad arrivare.

Ci hanno intasato i centralini tanti aspiranti clienti. Ma noi, per il momento, rispondiamo di attendere”.

“Insomma: per avere i materiali dobbiamo pagare con denaro ballante, mentre i soldi dalla Sanità non arrivano”.

Poi c’è il problema dell’accesso alle risorse informatiche regionali per trasmettere al Ministero i dati. Se non ci forniscono i codici, il nostro tampone ha valore limitatissimo e non incide sul green pass.

Perché un tampone vale 48 o 72 ore e il cliente, se negativo, ha invece bisogno di essere definitivamente liberato.

Che fare? Per il momento aspettiamo di vedere come butta. È illogico attendere pagamenti a babbo morto. Magari andando in rosso sul conto e pagando interessi usurari. Non ci stiamo.

E così si allungano i tempi della “liberazione”.

Si scatenerà l’inferno con la riapertura della scuola di lunedì. Facile previsione. Da lunedì sarà una guerra perché le situazioni si faranno enormemente complicate.

C’è tempo fino ad oggi per una decisione. Domani è sabato, con uffici chiusi, e lunedì bussa alle porte.

Dire che siamo in una situazione complicata è un puro eufemismo. Siamo in piena guerra. Di logoramento.

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