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Coronavirus, medici dell’Emergenza Sanitaria Territoriale al lavoro con contratto in scadenza

Il gruppo di 36 medici è rimasto fuori dalla stabilizzazione per fronteggiare l'emergenza scrive alla Regione: "Quando sarà finita non vi dimenticate di noi"

Sono trentasei i medici dell’Emergenza Sanitaria Territoriale di Asl Umbria 1, Asl Umbria 2 e Aziende ospedaliere di Perugia e Terni che lavorano in convenzione con proroga del contratto a tempo determinato sino a data da destinarsi a partire dal primo aprile per fronteggiare l’emergenza Coronavirus.

I medici in questione hanno deciso di scrivere all’assessore alla Sanità della Regione Luca Coletto, al presidente della Regione Donatella Tesei e a Francesco Borgognoni direttore della Centrale operativa unica Regione Umbria per ricordare che “da anni operiamo nell’EST-118 e Pronto Soccorso di tutta Regione Umbria, nei DEA di I e II livello senza , tuttavia, aver avuto riconoscimento professionale mediante una stabilità contrattuale – si legge in una nota dei medici - Ricordiamo che ognuno di noi è un professionista formato e addetto a questo tipo di lavoro. In questo tempo storico di emergenza pandemica continuiamo a lavorare mossi dal senso civico e deontologico anche in condizioni critiche, come normale che sia in uno stato di tale necessità”.

Quello che ha spinto i medici a scrivere ai vertici dell’ente regionale è, però, la decisione di stabilizzare diversi operatori sanitari, “fatta eccezione per i medici del settore Emergenza Sanitaria Territoriale con contratto in convenzione” chiedendo “un provvedimento immediato che restituisca a questa categoria di professionisti che opera in prima linea nell’emergenza Covid19” attraverso l’estensione del provvedimento di stabilizzazione anche ai medici EST.

“Solo lo stato di necessità in cui versa la Regione, e prima ancora la Nazione, il senso civico, la nostra deontologia professionale e su tutti la legge morale che è in noi medici, hanno fatto sì che fino ad oggi lavorassimo con dedizione e spirito di abnegazione, anche in una situazione critica come quella che stiamo vivendo” conclude la nota con l’auspicio che ad emergenza finita si apra un tavolo di confronto su questo tema.

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