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Coronavirus, il rapporto dell'Iss: nella seconda fase letalità al 2,4%, valori dell'Umbria tra i più bassi

Lo studio dell'Istituto Superiore di Sanità condotto utilizzando il 'Case Fatality Rate' (Cfr) standardizzato, che si basa solo sui casi confermati e tiene conto delle differenze demografiche

"La letalità del Covid-19 in Italia nella seconda fase dell’epidemia è del 2,4%, più bassa rispetto a quella della prima fase durante la quale però l’accessibilità rallentata ai test diagnostici e la diversa distribuzione geografica dei casi potrebbero aver fornito un dato distorto". Il calcolo è contenuto in un rapporto dell’Istituto Superiore di Sanità pubblicato ieri (1 febbraio), dove sono presentate anche le stime a livello regionale e in riferimento alle diverse fasi dell’epidemia, da cui emerge che le differenze tra regioni appaiono meno evidenti alla luce delle differenze della struttura demografica e della diffusione dell’epidemia nel tempo.

Il rapporto dell'Iss

Secondo il report tra i casi confermati diagnosticati fino a ottobre, la percentuale di decessi standardizzata per sesso ed età (il cosiddetto ‘Case Fatality Rate o CFR) è stata complessivamente del 4,3%, con appunto ampie variazioni nelle diverse fasi dell’epidemia: 6,6% durante la prima fase (febbraio-maggio, 1,5% nella seconda fase (giugno-settembre) e 2,4% tra i casi diagnosticati nel mese di ottobre.

I DATI REGIONALI

IL CONFRONTO CON L'EUROPA

COS'È IL 'CASE FATALITY RATE"

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