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Mercoledì, 24 Aprile 2024
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Coronavirus, il cardinal Bassetti celebra la messa per le vittime: "Dio ci liberi da questo flagello"

L'omelia dell'arcivescovo di Perugia-Città della Pieve e presidente della Cei durante la celebrazione nella Cappella Gesù Buon Pastore a Roma: "C'è differenza tra il morire soli o con qualcuno che ti stringe una mano"

Una Santa Messa per le vittime della pandemia da coronavirus è stata celebrata oggi a Roma dal cardinal Gualtiero Bassetti, arcivescovo di Perugia-Città della Pieve e Presidente della Conferenza Episcopale Italiana, nella Cappella Gesù Buon Pastore (sede Cei). 

Questa l’omelia del cardinal Bassetti:

Introduzione

Preghiamo per i morti della pandemia, non solo per quelli caduti a causa dell’infezione ma anche per le tante persone con altre malattie che non possono essere curate per il sovraffollamento negli ospedali. Preghiamo per gli operatori sanitari, per i medici, per i sacerdoti, per i disagi che si sono creati nelle famiglie. Quello che si sente di più quando si sta per morire è la solitudine. C’è differenza tra il morire soli o con qualcuno che ti stringe una mano, manifesta un segno di affetto e dice di non aver paura.

Preghiamo perché il Signore ci liberi da questo flagello che ci ha colpito e che sembra non avere fine.

Omelia

Sono grato al Cardinale Angelo Bagnasco, presidente del Consiglio delle Conferenze Episcopali d’Europa (CCEE), per questa iniziativa di preghiera per le vittime della pandemia, che ad oggi sono circa 800.000 in Europa. Si tratta di una “catena eucaristica”, in suffragio di centinaia di migliaia di persone. È importante ricordare anche tutte le famiglie che hanno subito lutti e tutti coloro che ancora sono colpiti dal virus, tutti i malati. Questo gesto, così significativo, è un segno di comunione e di speranza per l’intero Continente europeo.

"Noi Vescovi d’Europa - afferma il Cardinale Bagnasco - siamo tutti uniti accanto alle nostre comunità cristiane, ai nostri sacerdoti, grati a tutti coloro che continuano a dedicarsi alle persone più bisognose, per sostenere con la nostra parola e, soprattutto, con la nostra preghiera il loro impegno affinché possiamo guardare insieme a un futuro migliore".

Esprimiamo gratitudine a quanti continuano a dedicarsi alle persone più bisognose di cure: i medici, gli operatori sanitari, i volontari e tutti coloro che sono in prima linea in questo momento così delicato.

Lo ripeto: non possiamo e non dobbiamo dimenticare soprattutto i morti di questa pandemia, uomini, donne, anziani, giovani, sacerdoti e religiosi, che sono stati strappati alla vita dalla violenza del virus. Vogliamo pregare per loro, per i loro cari, per quanti stanno ancora soffrendo e per tutti gli operatori sanitari che sono impegnati in prima linea e, con dedizione e professionalità, si prendono cura degli ammalati.

Ho perso quattro sacerdoti nella mia Diocesi. Don Gustavo, di Ponte Pattoli, è morto dicendo: "Offro volentieri la mia vita per l’Arcivescovo, purché possa riprendersi dal morbo".

***

Nella logica della parabola del Vangelo di Luca, che abbiamo ascoltato, il ricco non ha nome: la ricchezza è anonima quando è frutto di ingordigia e, quindi, di indifferenza verso l’altro. Il povero ha invece un nome preciso: Lazzaro. È prediletto da Dio non perché sia migliore degli altri ma perché è un “povero”, coperto di piaghe, rifiutato da tutti: solo i cani sembrano interessarsi di quest’uomo, che desidera solo sfamarsi, almeno delle briciole che cadono dalla mensa del ricco. Muore il povero e a lui è riservata la gioia della compagnia fraterna di Abramo; muore anche il ricco e resta solo fra i tormenti e i rimpianti per sé e per la sua famiglia.

Gesù guarda la storia con quel realismo evangelico, che non è il nostro realismo. C’è un’economia che arricchisce uccidendo, che semina tante vittime e produce miriadi di scarti. Ma agli occhi di Dio questi perdenti sono in realtà i vincitori. Come scriveva il profeta Geremia: "Io, il Signore, scruto la mente e saggio i cuori, per dare a ciascuno secondo la sua condotta" (Ger 17,10).

In questo senso, dobbiamo avere il coraggio non solo di annunciare il Vangelo, ma - come ci insegna Papa Francesco - di renderlo attuale nella nostra vita già oggi.

Cari fratelli, cari amici, viviamo il tempo provvidenziale di Quaresima in questo orizzonte di preghiera e di impegno concreto per chi soffre ed è dimenticato.

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