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Coronavirus, dalla parte dei bambini: ascoltarli per progettare il futuro

Pubblichiamo l'intervento di Federico Batini, professore associato di Pedagogia Sperimentale dell'Università degli Studi di Perugia

Pubblichiamo l'intervento di Federico Batini, professore associato di Pedagogia Sperimentale dell'Università degli Studi di Perugia.

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In questo periodo così particolare tutti noi siamo ormai abituati a vedere i notiziari ed i media monopolizzati dalle tematiche legate al Covid 19. Che si parli di diminuzioni dei contagi, che si parli dell’attenuazione del lockdown, che si parli degli effetti sull’economia o della ripartenza o meno del campionato di seria A, al centro c’è, comunque il Covid 19, i suoi effetti, le sue conseguenze.

Ponendo tuttavia maggiore attenzione si può notare che, all’interno di questa tematica, vi sono approfondimenti in alcune direzioni e meno in altre.

I bambini, in particolare i bambini nella fascia 0/6 sono stati oggetto di un’attenzione minore rispetto ad altre fasce di popolazione: per lungo tempo non se ne è parlato se non in toni davvero inadeguati (tutti ricorderanno le infelici polemiche sul far fare una passeggiata ai bambini, con il noto paradosso… “il cane può passeggiare, il bambino no”) e adesso che sono, da pochissimi giorni, al centro dell’attenzione lo sono in modo inadeguato.

Proviamo a spiegarci meglio: i bambini sono diventati, negli ultimi giorni, oggetto di improvviso interesse in relazione alla decisione, che appare sempre più probabile, di consentire, a determinate condizioni la riapertura per il mese di giugno dei nidi e delle scuole dell’infanzia e dei “centri estivi”. Interessante esaminare come, negli articoli e nelle notizie televisive, tuttavia, non si parli di queste iniziative nell’interesse dei bambini per lo scopo primario cioè di ristabilire, per loro, una socialità, attività cognitivamente stimolanti, possibilità di interazione al di fuori delle mura domestiche, possibilità di elaborare le difficoltà emotive legate alla particolarità del periodo, ma se ne parli nell’interesse (legittimo, per carità) dei genitori e delle aziende, per favorire, cioè, la possibilità di tornare a lavorare. Ecco dunque che in una visione di questo tipo che potremmo definire “adultocentrica” ovvero tutta centrata sui bisogni e le esigenze degli adulti, i bambini compaiono come “problema” da gestire e risolvere, come potenziale impedimento per le attività degli adulti.

I bambini, specie quelli più piccoli, hanno sofferto particolarmente questo periodo, proprio in ragione della loro età: non comprendere le motivazioni dell’improvviso cambio di abitudini, non poter più incontrarsi con i propri coetanei, essere, magari, costretti in un appartamento di modeste dimensioni in coabitazione con più persone e senza possibilità di correre, di saltare, di giocare liberamente, costituisce, senza dubbio, un’esperienza senza precedenti. Per i bambini molto piccoli che fanno fatica a esprimere con parole il proprio disagio può essere stato, in molti contesti, un periodo più difficile rispetto a quello vissuto da ciascuno di noi.

In termini più generali a seguito di un periodo così complesso occorre non soltanto affrontare la progressiva fine del lockdown pensando al presente o al futuro immediato, ma è necessario pensare e progettare il futuro. Il futuro sono i bambini e la nostra società che non brilla per equità intergenerazionale (basti pensare ai disastri ambientali che lasciamo loro in eredità o alla precarietà nel mondo del lavoro e alla riduzione delle prestazioni previdenziali) rischia di aggiungere un mattone all’edificazione di una società profondamente ingiusta nei confronti dei bambini.

Quindi? Cosa si può fare? Occorre abituarsi ad ascoltare, davvero, la voce dei bambini, metterli in condizione di esprimere i propri bisogni e le proprie emozioni, favorire, in ogni modo, la loro riattivazione cognitiva. Per far questo, come è noto, una delle attività fondamentali è quella della lettura ad alta voce: le storie facilitano l’elaborazione di esperienze difficili, supportano il riconoscimento delle proprie e delle altrui emozioni, facilitano lo sviluppo del linguaggio, rinforzano le abilità cognitive. Ripartiamo da qui, ripartiamo da un’attenzione maggiore nei confronti dei bambini, farà bene a tutti noi.

Grazie al lavoro del gruppo di ricerca della cattedra di Pedagogia Sperimentale (Dipartimento FISSUF, Università degli Studi di Perugia) nell’ambito del progetto “Leggere:forte!” della Regione Toscana sono state rese disponibili per tutti letture e videoletture liberamente accessibili da questo canale.

Ci sono anche due guide per attività cognitivamente stimolanti e divertenti, da fare a casa o in piccoli gruppi nei servizi per l’infanzia.

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