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Aborto farmacologico, Tesei: "Io difendo le donne". Saviano e opposizioni all'attacco

Umbria sotto i riflettori: la governatrice difende la scelta di vietare il ricorso al day hospital, lo scrittore e le opposizioni la criticano. Intanto il Ministero della Salute chiede un nuovo parere del Consiglio Superiore di Sanità

Non si placa la bufera, con l'Umbria al centro del dibattito nazionale dopo la delibera con cui la Regione ha ripristinato l'obbligo di un ricovero ospedaliero di almeno tre giorni per le donne intenzionate a sottoporsi a un'interruzione volontaria di gravidanza. Una delibera con cui la giunta di centrodestra guidata da Donatella Tesei ha così vietato la possibilità di ricorrere alla pillola RU486 in regime di ricovero in day hospital, introdotta dall'ex 'governatrice Catiuscia Marini nel 2018, e scatenato la reazione delle opposizioni e dei diverse associazioni. 

L'ex governatrice Marini attacca: "Le donne non sono oggetti da dominare"

PARLA LA TESEI - “Non è assolutamente un passo indietro - ha detto la presidente Tesei in un’intervista al Corriere della Sera -. La libertà di una scelta sofferta, come quella dell’aborto, rimane. Ma c’è una maggiore tutela per la salute della donna. Ho applicato la legge nazionale non per togliere un diritto delle donne. Al contrario, da avvocato impegnata nella tutela dei diritti individuali penso che abbiamo aggiunto la garanzia di poter abortire in sicurezza. Siccome i rischi ci sono e sono evidenti, incidenti di percorso ci possono essere e ci sono stati”.

IL PD INSORGE - Una tesi che non convince le opposizioni, con Pd e M5s umbri che parlano di “un atto grave, che renderà ancor più difficile la vita delle donne e la loro autodeterminazione”. Walter Verini, deputato del Pd e commissario del partito in Umbria, definisce la decisione della Regione “una cambiale che la Presidente Tesei paga alle forze più oscurantiste che l’hanno sostenuta e la sostengono. Altro che tutela della salute: la verità è che sono forze che non si rassegnano all’idea di una società nella quale le donne possano scegliere. Il Pd ha presentato una interrogazione parlamentare al Ministro Speranza, perché si garantiscano i diritti delle donne, anche davanti a scelte difficili e dolorose.

Aborto farmacologico: l'Umbria vieta il 'day hospital' e scoppia la polemica

SI MUOVE SPERANZA - E proprio Roberto Speranza, ministro della Salute, si è mosso chiedendo un nuovo parere al Consiglio Superiore di Sanità, alla luce delle più recenti evidenze scientifiche, “in merito alla interruzione volontaria di gravidanza con il metodo farmacologico”. A spiegarlo è una nota del dicastero che sottolinea anche come l’ultimo parere in materia era stato espresso nel 2010. Il ministero vuole in qualche modo sapere se la situazione è cambiata da allora, perché proprio su quel parere del 18 marzo 2010 si è basata la Regione nell'interpretare in maniera più restrittiva la legge 194 del 1978, spiegando (nelle 'Linee di indirizzo per le attività sanitarie nella Fase 3' adottate con la delibera della discordia) che il Consiglio ribadiva "la necessità di regime di 'ricovero ordinario'".

SAVIANO CRITICA - Intanto i fari della stampa nazionale sono puntati sull'Umbria, con la giunta presa di mira in una serie di 'tweet' anche dallo scrittore e giornalista Roberto Saviano: "Decisione gravissima, irrazionale e irrispettosa - scrive l'autore di 'Gomorra' -. Pillola abortiva e pillola del giorno dopo (contraccezione d'emergenza) significano civiltà e rispetto per le donne e per il diritto inalienabile a decidere della propria vita. L’accesso deve essere facilitato, non ostacolato: da questo si misura il grado di civiltà di un Paese".

I MOVIMENTI PER LA VITA - Nel frattempo continua il dibattito in Umbria, dove la federazione regionale 'Movimenti per la Vita e Centri di Aiuto alla Vita' si schiera con la Tesei a cui chiede però ulteriori sforzi a sostegno della maternità: "La pandemia che ci ha colpiti rischia di peggiorare la situazione demografica già grave dell’Italia e della nostra Umbria - si legge in una nota - diventare genitori sembra ormai una opportunità per pochi, considerato anche il peso, adesso, della crisi economica prodotta da Covid-19 sui giovani e sulle famiglie. Apprezziamo e condividiamo le nuove indicazioni sull’aborto farmacologico dell’amministrazione Tesei, a cui chiediamo di destinare un fondo specifico in sostegno alle maternità difficili, a quelle donne che chiedono di essere sostenute nel portare avanti la loro gravidanza, ma che si trovano in difficoltà".

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IL POPOLO DELLA FAMIGLIA - “Va bene l’abrogazione della pillola abortiva a domicilio, ma non giocate con la vita - avverte intanto il 'Popolo della Famiglia Umbria' -. Chiediamo alle forze politiche di convocare un tavolo di confronto e collaborazione fra tutti coloro che hanno a cuore la piena applicazione della Legge 194/78. In particolare chiediamo di riesaminare lo spirito originario della L.194/78; individuare spazi di lavoro per e con le associazioni più che operano in Umbria in linea favore della maternità e della tutela della vita umana; la riapertura immediata dei consultori come centri di assistenza alla donna in stato di gravidanza; individuare aiuti economici immediati e concreti per tutte le donne che decidono di non seguire la strada dell’Ivg".

VERDI ALL'ATTACCO - All'attacco vanno invece i 'Verdi': "In Umbria, la destra mostra il suo volto retrogrado e, con l’approvazione della delibera che elimina la possibilità di aborto farmacologico in day hospital e a domicilio, inizia a cancellare i diritti partendo dall’interruzione volontaria di gravidanza e facendo, così, ripiombare la regione in un’epoca di oscurantismo nemico delle donne - affermano in una nota Elena Grandi, Luana Zanella e Gianfranco Mascia, rispettivamente co-portavoce nazionale, membro dell’esecutivo e commissario straordinario per l’Umbria -. Sapevamo che con la vittoria del centrodestra l’Umbria avrebbe fatto dei passi indietro, ma non potevamo immaginare che si sarebbe spinta a tanto. Una forza ecologista e progressista come la nostra non può accettare questo ulteriore tentativo di erodere il diritto delle donne all’autodeterminazione. Siamo invece convinti che, al posto di una misura punitiva che non va certo incontro ai bisogni primari e fondamentali delle donne, vada garantito l’accesso al servizio di Ivg, come previsto dalla legge, e rafforzati tutti i sevizi di assistenza, dalla prevenzione alla contraccezione, passando per i consultori”.

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