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A Palazzo Gallenga un duo d’eccezione. Claudia Carletti e Nicoletta Latini incantano l’uditorio. E ricordano la compositrice statunitense Emy Beach

A Palazzo Gallenga un duo d’eccezione. Claudia Carletti e Nicoletta Latini incantano l’uditorio. E ricordano la compositrice statunitense Emy Beach, che lottò per affermare il diritto delle donne all’espressione del sé.

Claudia Carletti, diplomata al Rossini di Pesaro, è soprano di straordinaria versatilità: dal cameristico, al barocco, al pop e al jazz. Vincitrice di concorsi nazionali e internazionali, si è esibita in Italia, in Europa e nel mondo.

È anche personaggio mediatico di grande fascino: ha partecipato per tre anni al programma Rai Unomattina, come ospite fissa nella sezione dedicata al canto lirico. È laureata in Didattica della Musica e insegna presso il liceo musicale di Ancona.

Nicoletta Latini, già formata al Pergolesi di Ancona, si è diplomata in pianoforte presso il nostro conservatorio Morlacchi. Si esibisce in formazione da camera col soprano Carletti cui è legata da antica consuetudine. Insegna pianoforte presso l’Accademia agontana.

La prima sezione del concerto ha proposto Puccini e Tosti, Rossini e Bellini. La seconda parte è stata connotata da una svolta imprevedibile. Il duo ha eseguito Da Gershwin a Bernstein a Webber (la straordinaria Memory).

Non senza una interessante divagazione sulla figura di Amy Marcy Cheney Beach (1867-1944), femminista ante litteram, giugulata da un padre, un marito, una società sessista e anti suffragette. Si liberò dai condizionamenti, e poté dare libero sfogo alla propria arte, quando il destino la rese libera dai condizionamenti maschili.

Claudia, in privato colloquio, mi rivela essere titolare di una specialissima caratteristica anatomica, scoperta di recente da un grande specialista. È infatti “falcon”, soprano drammatico dal timbro ibrido, simile a quello del mezzosoprano. Vale a dire che dispone di corde vocali da mezzo soprano e da soprano nello stesso tempo. Circostanza che le consente una straordinaria flessibilità. Unita a una costante operazione di sperimentazione e ricerca che le permettono di esprimersi con fonazioni che la rendono duttile e incredibilmente versatile con attraversamenti di generi, dalla lirica al jazz.

Un pubblico lungamente incantato ha sollecitato un bis, consistito in Oblivion, un brano del genio Astor Piazzolla, che il duo ha eseguito con sapienza e passione magistrali.

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